Zula

C’è una pianta di fico che cresce sulla parete di roccia rosa, in una delle insenature che, dal cuore del deserto, portano al tempio di Petra.
Probabilmente, il fico è il frutto del peccato. Chi dice sia una mela, colloca il Medio Oriente in Val di Fassa. Sicuramente, c’erano più fichi che mele, in Palestina.

Vorrei qualcuno mi avesse insegnato la simbologia islamica, assieme a quella cristiana.
Magari saprei che il fico è il frutto della vita. Magari riconoscerei che non esiste il peccato.

Zula è un dromedario, ma tutti lo scambiano per un cammello.
Che è un po’ come scambiare una Mustang per una 500, ma spiegalo tu alla gente.
Quando non è impegnato a trasportare turisti lungo le distese di Petra, Zula è posteggiato lì, davanti a quell’increspatura del terreno che si risolve nella radice di un albero di fico. Zula di certo non pensa che i frutti di fico siano peccaminosi; a rigor di logica, dovrebbero essere divini, almeno quanto le foglie che finiscono dentro i suoi enormi denti ruminanti.
Se non lo disturbi, puoi fargli una foto. Si mette pure in posa, con gli enormi denti ruminanti esposti. La sua bardatura, mille campanelli e un blu notte, col filtro Vibrant di VSCOcam è la meraviglia di un cielo stellato.

Ogni tanto, un bambino fa compagnia a Zula. Sventola una serie di braccialetti colorati, ricolmi degli stessi campanelli che bardano la gobba del dromedario, barattandoli con banconote da un dollaro o monete da un euro. Non c’è niente di divertente nel ricevere denaro; è solo un oggetto che consegnerai ad altri, perché ne facciano qualcosa a loro volta. Ma, oggi, il bambino che vende braccialetti davanti a Zula ne ha scambiato uno con una matita. Ed è felice come non mai. Perché con una matita, prima che si consumi e non ne rimanga traccia, puoi fare un sacco di cose. Puoi disegnarci 100 Zula, davanti a 100 fichi. E ogni ritratto sarà diverso dall’immagine filtrata nella foto di un turista.

È un equo scambio, una matita per un braccialetto.
Però, questi campanelli suonano ininterrottamente. E, ad ogni tintinnio, sento il mal di testa bussare all’anticamera del cervello.
Chissà se a Zula, a fine giornata, danno un’aspirina. O se le foglie di fico sono un miracoloso toccasana per la nevralgia.
È un peccato non saperlo.

(di Giulia Binato)