Aìnigmai, parlare copertamente

Alle coordinate 37°14’06“N – 115°48’40“W dell’oceanico labirinto di sinapsi e dendriti sta una coperta tessuta con fili di parole che compongono la trama di una storia rassicurante. Un intreccio di frasi dette e taciute che raccontano l’incontro di Umano con Mondo. Umano nudo sta sotto la coperta, è glabro e senza sesso. È un feto con gli occhi cuciti alla coperta che gli impedisce di conoscere la sua nudità. Per non sentire l’arcaico oblio nel petto lo sguardo lo concentra sulle trame della coperta e lo avvolge in esse fino a convincerlo con meravigliose menzogne di essere egli stesso la coperta. Essa mente, è il criptico velo che ci rende enigmatici a noi stessi, schiavi di una mente coperta.

Ci riscalda come accoccolati a caldi camini. Narra di cammini su strade lastricate di comodi cuscini archetipici. Essi sono le storie con cui Umano affronta la paura di Mondo. In principio era il dio che tutto coglieva, poi il cammino fu indirizzato da Scienza e da Misura. Le narrazioni con cui Umano affrontava l’ignoto si mutarono da figuri antropomorfi che indicavano il senso in vettori più precisi, nutriti d’intrinseca sicurezza. Guai a sbagliare il senso da seguire, deve essere quello giusto, altrimenti poi è Caos. L’ossessione e il riconoscimento del numero rassicurano Umano che giocandoci produce un altro Mondo complesso la cui natura è inaridita in quadrate radici e grano integrale. Il paesaggio è un foglio a quadretti di dati dimentichi di chi li donò. Prodotti dall’ossessivo laccio di lemmi della coperta. Essa ingabbia con le parole Mondo per renderlo riconoscibile e familiare, non c’è spazio per l’Altro. Solo ciò che è codificato dalla coperta è accolto, solo quello che già prima si accoglieva è sicuro. Il resto è pericolo, l’Altro non è benvenuto, è diverso perché si volge e si avvolge altrove rispetto alla coperta. La diversità fa strano e l’Altro si fa straniero. Ecco che manca Fede, che ci permette di aprirci all’altro, ella è morta, bruciata in un muro di fiamma edificato per la sicurezza. Il blocco ci allontana dall’Altro e infine da noi stessi, rinchiudendoci in un falso mito che leggiamo nel discorso della coperta. La coperta si fa sudario, Umano nutrendosi solo di sé marcisce e Mondo diventa Cimitero sconfinato, costellato da lapidi con epitaffi criptati. Sono nascosti al passante che vuole conoscere il morto. La storia si ferma nello scorrere di flussi numerici.