Atuk

John Adam fa tre raglie a dir poco grossine.

È abilissimo, sbriga il tutto in un lampo e passa il kit al tizio di fianco a lui, non è Smokey (tutt’altro), ma un losco produttore hollywoodiano che stringe in mano una sceneggiatura sospetta, non la molla neanche per pippare.

Mi fa sempre un certo effetto veder buttar giù la coca, soprattutto se il tipo che lo fa è alla guida di una limousine rubata alla NBC. Mi fa meno effetto quando il tizio si volta e mi porge uno dei neonati CD – è The Record dei Fear – con la mia botta da 10 cm sopra. Non rifiuto affatto: sono anch’io in missione per conto del nostro “dio”.

Con me alla rinfusa sui sedili c’è una toga bianca con corona d’alloro, una fedora nera made in Chicago e dei Wayfarer, mezza boccia di Jack Daniel’s oltre a qualche bustina vuota – non ci manca niente, e chi ci ferma mo’?

Superiamo il Whisky a Go Go, nel cuore della notte Sunset Boulevard (un nome un presagio) brilla e luccica nel dedalo asfaltato d’insegne e posteroni che s’insinuano tra le foglie delle palme, tentando di resistere alle ombre – quelle che lasciamo e quelle che ci seguono, sempre e comunque.

John guida come un pazzo, ogni dieci minuti usa il CD dei Fear come vassoietto da coca e non smette di tempestare il tizio losco di domande su quella sceneggiatura che lo rende più euforico del solito. L’altro di suo continua a rispondergli che è l’adattamento cinematografico di un testo del ’63 e che vogliono lui come protagonista. Ogni volta che John sente questa parola, suona il clacson e accelera ulteriormente.

La nostra limo rubata è il party dell’eccesso, o meglio, è l’eccesso dell’eccesso stesso, e al party vero che c’attende – quello all’On The Rox – manco ci stiamo pensando.

L’unica cosa che ho in mente ora è la spesa da fare per John, un acquisto illecito che fra telefonate e consegna mi prenderà un’oretta almeno. Gli chiedo di accostare e farmi scendere, preferisco fare il giro a piedi, e lo tranquillizzo che ci vedremo a breve al suo hotel, nel bungalow numero 3 del Chateau Marmont, giusto?

John annuisce col capo ma non mi guarda neanche – ha occhi solo per la sceneggiatura del tizio losco (e il CD dei Fear ecc ecc) – mentre sto per chiudere lo sportello della limo sento solo che quello gli dice che il film si chiamerà Atuk e sarà una bomba.

Atuk… non conosco quel nome ma rabbrividisco forte, un brutto presentimento fa da anticamera a un attacco di panico, tento di avvertire John di non so che, ma è troppo tardi.

La limo è già ripartita sgommando, corre nel buco nero del Sunset Boulevard.