Camminata nel buio

Sapeva a memoria la strada, ma quella notte il buio gli parve nuovo e fu contento di sfidarlo, a piedi.

Il chiarore delle ultime finestre del borgo fu vinto. Aveva un’idea abbastanza precisa di dove metteva i piedi, ma teneva alto il ritmo dei passi per non perdere la nozione di dove fosse, sullo stradone.

Andava incontro a minuscole particelle d’acqua e in quel nero grigiore indistinto queste erano l’idea che stava avanzando.

Poteva avere un esercito di fantasmi, dietro, mille giovani di quelle parti, partiti alla guerra e ammazzati, o i semplici morti. Un  mondo di pensieri d’altri che lo seguiva dappresso, un mondo di vite a metà o non vissute per paura, o una sola ma che poteva quasi sovrastarlo e fermarlo dalla voglia d’essere ancora. L’idea lo fece barcollare, ma la ragione lo tenne saldo nel ritmo di passo. Sentiva le tibie dolergli perché aveva preso a spingere sulle caviglie, per prendere velocità, senza sfiancarsi. Non voleva correre e costringersi a contare il tempo del tragitto, ma pensò lo stesso un quarto.

Fruscii, silenzio. Era quello il silenzio? Di sicuro non completo per il martellare del suo cuore allenato nel petto. E poi c’erano i passi. Ascoltò il rumore dei suoi, li contava sperando di sentire sempre e soltanto quelli. Ma poteva ben darsi che il fantasma non avesse piedi o che, scalzo, non desse rumori. Lasciami vivo fino a casa, pensò, e dirò a tutti chi sei.

Il selciato era ruvido e, ai bordi, c’era ghiaia pesante e più in là ancora erbacce e fosso nell’angolo di nulla. Più al centro non conveniva, anche se la nebbia sconsigliava alle auto velocità, anche se non sarebbe passato nessuno e nel caso si sarebbe rivelato nell’amplificarsi di luce, spaventato da lui, a sua volta fantasma.

Intuiva la direzione, ma ora portava le mani, che nella dinamica s’alternavano ai piedi, più avanti, per verificare che non ci fossero ostacoli o rami o corpi o corpi appesi a rami. Il freddo partì dal collo e quando fu in testa gli pompò cute e capelli all’infuori. Si figurò il suicida e lo oltrepassò, facendo attenzione a non guardarlo in viso. Pensò che la paura blocca e rende il movimento pietra. Il selciato ormai digradava leggero, più di metà, contò, spingendo il suo peso all’indietro. Ora la paura si mischiava alla ragione. Era bello avere entrambe.

All’ultima svolta riconobbe l’andito di sterrato che portava alla casa. Portò la mani alle chiavi nei pantaloni, anche se la serratura distava ancora cento passi. Sorrise di sé perché tastava con le dita ancora a lungo in quel buio.