Ci Vuole Ben Altro

“Questa è la vera storia del Signor Altro, come pervenutaci dai commentari delle piattaforme sociali”.

Signore! Mica Mister Altro. Si sbagliano tutti. Mi chiamano Ben solo perché a mamma piaceva il nome Benedetto e a papà andava bene tutto. Poi i miei amici di scuola me l’hanno accorciato: dicevano che era troppo complicato. Così mi ritrovo oggi con un nome da negro, bell’affare! Mettiamolo subito in chiaro: a me i negri non piacciono; sono onesto a dirlo, non come certi buonisti. E nemmeno i froci. Neanche il mio vicino di casa sembra troppo simpatico, a dirla tutta. Preferisco stare sul mio e per conto mio, perché mi sento assediato. Quando c’è da risolvere una questione vengono tutti incazzati da me. «Ci vuole Ben Altro!», abbaiano. «Sì, la soluzione è Ben Altro!», neanche fossi Batman. Vogliono solo rompermi le scatole, ecco la verità. Loro parlano, dicono fesserie. Mi fanno venire il voltastomaco. Poi pretendono pure che io risolva i loro pasticci. Per me l’unica risposta è stata “Basta!”, che se la grattino loro. Non che io manchi di competenze, anzi ne ho fin troppe. Certe cose le capisco subito, non mi faccio prendere per il culo, io. Vogliono che Altro combini qualcosa per loro: avessero mai combinato qualcosa da loro. Io almeno una cosa nella vita l’ho fatta: sono sempre stato gentile con le donne. Sembra una cosa banale ma un altro uomo avrebbe potuto violentarle. Io no. Dovrebbero essermene grate, altro che terza ondata femminista. Un giorno però la mia vita cambiò: il giorno in cui mia madre maledisse il suo Benedetto e lo cacciò di casa. Non avevo ucciso nessuno, non avevo rubato né spogliato la famiglia del suo onore. Io del resto sono uno che all’onore ci tiene. Fu allora che capii che ero unico al mondo, perciò solo. Io ho parlato col senno di questi avvenimenti naturalmente. Ho finito con odiare anche mamma che aveva preso questa decisione. Papà non disse niente, gli andava bene tutto. C’era però qualcosa che non quadrava: fossi veramente stato figlio del mio tempo sarei rimasto a godere la mia eredità a casa finché campavo. E invece mi è toccato iscrivermi al centro d’impiego e aspettare. Tutta colpa di quella puttana negra dal nome francese, ha fatto entrare i clandestini apposta per fottermi il lavoro; la asfalterei. Ma un giorno capiranno di che stoffa son fatto. La gente parla, dice fesserie, non capisce che io le qualità le ho. Tutto il mondo chiama a gran voce il mio nome: «Ben Altro ci vuole!». Io ci sono. Ma non rompetemi i coglioni.