Le cimici dei letti

Una vecchia seduta di fronte a me scandisce frasi perentorie e vagamente razziste. Ha un tono metallico e un accento brianzolo. Sta parlando con un altro vecchio, che ascolta passivo nella speranza che la logorrea si esaurisca e che il vagone del regionale da Milano alla valle torni silenzioso.
Prendo le cuffiette e schiaccio play. Lady Gaga mi canta “don’t bother me, don’t bother me Alejan-dro” ma la voce della vecchia filtra attraverso gli auricolari e le pieghe dei miei timpani. «Stai zitta, cazzo. Stai zitta!» sussurro a voce sempre più alta. Voglio e non voglio che gli altri passeggeri sentano. Desidererei, piuttosto, scagliarmi contro quella donna, avvicinare la mia faccia alla sua fino a percepirne l’odore di medicine e canfora, ordinarle di smetterla di piantare come chiodi nella mia testa parole non necessarie, di dire “ci rendiamo conto” e “quattro éuro”, con la “e” stretta stretta. «Stai zitta, stronza!». Mi viene quasi da piangere. Cantami qualcosa, ti prego, Lady Gaga. Guardo la vecchia negli occhi, e poi guardo la stoffa scadente della sua camicia XS, il polso troppo magro perché l’orologio resti saldo, e lentamente mi rilasso pensando a domani, quando tornerò a bruciare, avvelenare, schiacciare, affogare eserciti di vespe, formiche, pidocchi, cimici dei letti. Avete idea di quanto sia complicato disinfestare una stanza dalle cimici dei letti? Non bastano un insetticida o disfarsi del materasso.
Le cimici hanno già deposto le uova altrove: nei libri, nelle scatole di foto, negli angoli di tappezzeria che si scollano dal muro. Voi andate a dormire sul divano per non essere pizzicati, e in questo modo trasportate le cimici anche in salotto. Poi diventa molto più difficile fare le cose come si deve. Bisogna affamarle, le cimici, isolarle, per uno, due anni. Un periodo lungo, durante il quale avrete la sensazione di impazzire, e penserete di averle addosso anche quando non è così, e vorrete cambiare casa, poi città, poi vita. Io uccido le cimici dei letti. E le vespe, e le zanzare tigre. Sono un professionista della disinfestazione. Sterminare quotidianamente colonie di insetti mi fa stare bene. Perché a me spesso danno fastidio le persone. Le vorrei picchiare. Zittire. Punire. Ma – certo – non posso, e così scateno il mio furore su ciò che dà fastidio al resto del mondo. Frugo nello zaino e trovo ciò che mi serve: un fazzoletto con dentro venti larve di cimici. Prima che la vecchia scenda, gliele faccio scivolare nella borsa. La guardo allontanarsi sul binario. Mi sento meglio. Respiro. Schiaccio play. “I want your ugly i want your disease”. Cantami ancora, Lady.