Connessioni

Quando il detective Borges e l’agente Garcia aprirono la porta, non poterono fare a meno di storcere il naso.

La camera del ragazzo era buia e sporca come il resto dell’appartamento, ma qui buio e sporcizia assumevano un nuovo significato. Piatti incrostati di formaggio giacevano su un tappeto di fumetti e libri tagliuzzati, grasse mosche volavano pigre. L’aria era calda, umida, acre. L’unica fonte di luce proveniva da un grande schermo acceso.

«Questa era la sua stanza», disse la madre, con una voce sepolcrale che fece sobbalzare Garcia. «È rimasto tutto come quando… Fate pure quello che dovete, io torno a coricarmi» e, senza attendere risposta, si dissolse tra le ombre del corridoio.

«Disgustoso», commentò Borges «Nessuna persona sana di mente vivrebbe così». Afferrò una action figure che Garcia riconobbe immediatamente come Rey Ayanami. Percorse con il pollice la tuta attillata della ragazza, meditabondo. Dopo qualche secondo di contemplazione, rimise la statuetta sulla mensola, tra Akira Fudo e Grifis. «Bene Garcia, inizia».

«Io?» il giovane sbatté le palpebre.

«Non sei una specie di nerd anche tu? Dobbiamo capire se il ragazzo era affiliato a qualche cellula terroristica, o culto satanico, o stronzate del genere. Veloce».

L’agente mosse qualche timido passo, attento a non schiacciare nulla. Tra le pagine spalancate sul pavimento riconobbe molti manga, ma non solo. C’erano Watchmen e copie dei disegni di Austine Osman Spare, Sottomissione e un trattato di David Icke. Poi la sua attenzione venne attratta dallo schermo illuminato.

«La madre dice che, nei mesi precedenti alla sparatoria, il ragazzo giocava ossessivamente a un unico videogioco», disse Borges, avvicinandosi. «Dici che potrebbe essere questo?».

Una ragazza sorridente, coda alta e divisa scolastica, salutava dal riquadro luminoso. Un disegno fisso, senza animazione. Alle sue spalle, linee contorte salivano diramandosi come un albero, o un artiglio. Garcia aveva la netta impressione di avere già visto quei simboli.

«Non so», rispose.

«Be’, pensaci. Io vado a fumarmi una sigaretta. Questo porcile mi dà il voltastomaco».

Garcia attese che il suono dei passi di Borges si affievolisse, quindi si inginocchiò. Premette un tasto ed il cassettino della console scattò, rimettendo un disco anonimo. Lo prese e lasciò che scivolasse nella tasca della giacca.

Mentre perquisiva la stanza, Garcia pensava. Pensava che sì, sicuramente aveva ancora una vecchia Playstation nascosta da qualche parte nel macello della sua stanza.