Alla Dama di Charles Verga

Arraffa sguardi mentre tieni stretta la tua Gesualda, carissima. 
Vanità e cupidigia ti solcano le gote inarcando candide rughe all’accrescersi d’attenzioni. 
Com’è bello così, carissima. Vivere di averi fallaci mentre altri sperperano sentimenti, vangate di sostanza per il tuo sordido ego.
Dopotutto al capolinea vi si trova una bara e forse non vorrai nutrire baudelairiani vermi solamente della tua immacolata carne. L’accumulata roba tua, che in fondo è roba degli altri, t’ha rigonfiato il petto e forse credi che quel marciume sarà per viscidi perfetto banchetto.
Sarà l’animo tuo avido disciolto nei visceri di plurimi irrilevanti bramosi invertebrati alfine
nobile?