Avrei voluto la tua felicità. Quella che di giorno ti fa brillare e per la quale hai smesso di nasconderti sotto i tavoli, la stessa per cui non ti ricordi mai se è domenica (perché non te ne rendi conto). Avrei voluto la tua felicità, quella per la quale hai dovuto prendere tanti treni e molti sbagliati senza preoccuparti dell’errore, che se non consumi tutti i gomitoli nel cesto non saprai mai fare neppure un calzino storto – dicevi. Disperatamente avrei dovuto implorare la felicità che ti sei trascinata dietro tutte le volte che sei andata via con coraggio, e persino quando sei tornata e io continuavo a vederti partire, e di quella felicità avrei dovuto scoprire il costo, chiaro ed evidente sulle cicatrici di cui ancora ti vanti. Con imbarazzo avrei dovuto chiederti del perché e poi perlopiù del come potesse la tua felicità essere sempre tanto al limite del bicchiere, di come potesse sgocciolare su tutte le superfici, sommergere le stanze – parlavi sempre di vasi che traboccano a favore di un qualche flusso, e di Dio che ne rideva. Avrei voluto la felicità per la quale riuscivi a entrare e uscire da casa mia, lasciandomi solo capelli e dubbi, per la quale riuscivi ad arrivare puntuale senza accorgerti della ferocia della tua puntualità, così naturale e tua soltanto. Della tua felicità avrei voluto gli occhi, perché erano i tuoi e anche quando me li nascondevi io volevo guardarli, perché tra il senso di colpa e il rimpianto si sollevava sempre la forza della tua notte aperta semichiusa su di me. Avrei voluto della tua felicità il fiore, sbocciante e scocciante perché sempre aperto, anche nei festivi, nei rossi del calendario e nei blu dei pomeriggi peggiori degli inverni più freddi… impossibili da sopportare se non fosse stato per tua felicità. Avrei voluto, insomma, molto più delle tue mani svolazzanti e delle briciole dei tuoi amori, molto più dei tuoi bisogni a puntate, sempre cosi ben disposti nei binari dei tuoi perché. Ecco, io avrei voluto la tua felicità. E mai per il tuo bene, e sempre per il mio. Perché se avessi avuto io la tua felicità, l’avrei imparata.