DEO CONCEDENTE 

A guisa di grassa monaca,
con luciferino arto a denunciare la rigonfia tonaca,
flaccida siede su divino trono,
con le tre sacre dita della retta mano a indicare il dono.

Al suo cospetto demone comune,
impaziente nell’attesa delle nove lune,
di nero colore e menzognero aspetto,
le scosta la veste col sacro pastorale infetto.

E angelo novo dalle rinsecchite ali,
di mondi senza tempo, senza luogo, senza rivali,
narra con animalesco ghigno reale,
sistemandosi il copricapo di carnevalesco giullare.

Mettendo in scena battaglie contro
i mulini dell’ultimo giorno,
brandisce ligneo gladio e gelido vessillo,
non più segreto attore del prode Lucillo.

E’ cosa ardua l’attesa di nuova e profana vita
che di istituzion mendacia sveli la vittoriosa riuscita,
meglio serrare le rivoluzionarie cosce
e impedir all’umanità di ricevere salvifiche angosce.