Dove diavolo é l’equilibrio?

La pioggia batte violenta sul parabrezza delle auto. Sono imbottigliato nel traffico esattamente come gli altri due o trecento automobilisti in coda. Il tergicristalli instancabilmente tira giù l’abbondante acqua. In coda, accanto a me, c’è una ragazza. E’ bellissima. Porta i capelli rossi raccolti in una coda di cavallo che le lascia scoperte le orecchie. Sui lobi un paio di orecchini con l’inconfondibile simbolo di una griffe dalle due lettere identiche e incrociate. Ha un profilo armonico, decisamente fuori luogo per la confusione di quella che sembra essere una tempesta. In lontananza i fari delle auto della corsia opposta sono sfocati, poi si avvicinano e diventano sempre più forti, sempre più accecanti. La ragazza sbuffa, prende il cellulare e fa una telefonata. Dice qualcosa e poi sorride, mentre chiude la chiamata. Nel frattempo il traffico si è sbloccato. Ci muoviamo a lento passo, ma è sempre meglio di niente. La mia famiglia mi sta aspettando per la cena, ho portato tutti i regali da mettere sotto l’albero, due bottiglie di vino rosso e le cose che mia madre ha dimenticato di comprare al supermercato. Nel periodo natalizio entrare nei negozi è sempre un delirio. Sembra di vedere tutta la gente che usa un pacco regalo per mandare a puttane tutte le cattiverie e le mancanze perpetrate durante gli ultimi undici mesi. La corsa al regalo diventa piuttosto la maratona dell’ipocrisia. Fateci caso, solo in questo periodo si indica la bontà come atteggiamento adatto. Si avvicina a passo zoppicante una donna con un bambino in braccio. Entrambi hanno dei vestiti troppo sottili per questo freddo, mentre io in macchina ho l’aria calda a palla. Questo quasi mi fa sentire in colpa. Dove diavolo è l’equilibrio? Si avvicina all’auto della ragazza, che prima si volta dall’altro lato, come se volesse ignorarla. Poi ci ripensa, abbassa il finestrino e dice: “Senti un po’, è inutile che chiedi l’elemosina. Potresti cercarti un lavoro invece di fare pietà col tuo bambino.” Ho il vetro alzato ma riesco a sentire tutto perché il suo tono di voce è tutto fuorché basso. Osservo tutta la scena con la coda dell’occhio e mi sale una rabbia così forte che abbasso il finestrino e chiamo la donna col bambino. “Signora, ecco…prenda questo.” Le porgo la busta della spesa, dentro ci sono del pane, un pacco di pasta e un’insalata. Tutte cose che posso ricomprare senza andare in bancarotta. Poi mi giro verso la ragazza: “Ma lo sai che sei proprio una stronza tirchia, togli un po’ la scopa dal culo!” e rialzo il finestrino. La sento urlare istericamente e per fortuna il traffico ha ripreso a camminare.
Parcheggio sotto casa dei miei. Prendo le buste e mentre faccio le scale mi viene da ridere. Mia madre apre la porta: “Massimo, ma la spesa?” Sto ancora ridendo per la ragazza con gli orecchini firmati che non ha voluto dare una moneta alla signora. “Ma, oggi niente insalata. L’ho regalata a una donna nel traffico.” Lei mi guarda, mi fa un sorriso e dice: “Certo che non sei per niente avaro come quello stronzo di tuo padre!”