Editoriale

In un mondo che corre spesso più di quanto vorremmo, l’importanza data al beneficio del riposo sta andando perdendosi. Ci si trova spesso di fronte a giornate interminabili che ci piacerebbe finissero ancora prima di cominciare; si vive in una bolla di frenesia che ci spara da una parte all’altra del giorno senza tregua, senza un momento per guardarsi tutto intorno e pensare. Io, personalmente, non riesco a fare a meno del riposo.

Sono estremamente convinto che di tutta la Creazione il giorno più bello sia la domenica: la soddisfazione di sedersi, riposare e guardare compiaciuti ciò che si è prodotto con la forza delle mani e della mente è una delle esperienze più gratificanti che si possano vivere. Non solo, perché il riposo è necessario anche a riorganizzare i pensieri, mettere a tacere gli istinti, far pace con se stessi. Il riposo e la distrazione nella sua accezione positiva, sono fondamentali per l’estraniazione dal quotidiano. Poco importa che se siate accaniti lettori, ginnasti del divano o vagabondi su due ruote: il divertimento può assumere le forme più singolari. È proprio il riposo a scandire la nostra vita, a dettare il passo della marcia.
La cosa più romantica, poi, è un letto disfatto. Un letto disfatto è quello che io definisco “casa”; un letto disfatto è l’incarnazione dell’accoglienza: quando mi ci sdraio sopra mi piace pensare che sia come non essersi mai allontanati dalla propria cuccia. Come se tutta la giornata appena trascorsa fosse stata una lunga pausa di veglia nello scorrere del mio riposo. Meraviglioso.
Riposo dunque come gratificazione del lavoro. Riposo come conquista del virtuoso. Riposo: non ozio; non l’otium che i latini definivano pater vitium, il padre di tutti i vizi. Perché il sonno del corpo non sia il dormire dell’anima, il restare immobili di fronte allo scorrere del nostro tempo. Perché l’indifferenza è la sfera più alta di disaffezione in qualsiasi dinamica, sia essa politica, amorosa, lavorativa o civica.
Mettetevi dunque comodi: togliete le scarpe ed indossate le ciabatte, stiracchiate un po’ le gambe, preparatevi il vostro spuntino preferito e immergetevi in questo nuovo numero di Lahar Magazine alla scoperta dell’inquieto convivere di vizio e virtù nell’abbandonarsi all’inattività.
Buona lettura!