Gin limone

A quindici anni bevevo B-52 e tacchentissimo rhum&cola in discoteca la domenica pomeriggio. Si partiva in pullman alle 14:30 dalla piazza del paese e si ritornava con lo stesso mezzo alle 19:30: avevamo quattro ore per dilaniare i nostri organi digestori al ritmo degli Eiffel65. Non ero un tipo molto popolare al tempo perché non avevo un filtro Malossi sul Phantom Malaguti e perché invece di Marco Cordi e Lady Bryan mi piacevano i Meshuggah. Questo non mi impediva di ballare dietro il culo di una qualche potenziale limonatrice con lo stomaco pieno del coraggio dato dai drink offerti dal mio P.R. di riferimento. In quei primi anni duemila i cocktail contenevano vero alcol e venivano serviti a brufolosi liceali che potevano permettersi addirittura di chiedere alla barista di non mettere troppo ghiaccio. Che tempi! Ventimila lire bastavano per l’entrata e 4/5 beveraggi selvaggi, in un ora riuscivo a carburarmi a sufficienza per ballare scatenato. Pensavo che con gli anni le cose potessero solo migliorare, che il futuro mi avrebbe riservato ancora più festa, più figa, più bicchieri. Purtroppo non avevo calcolato che la mia felice ignoranza non sarebbe durata. Per continuare quella gloriosa vita avrei dovuto effettuare il passaggio (perfettamente naturale per i miei compari di allora) dall’inquartamento pomeridiano a base di bombe superalcoliche e Mary J. Blige alla “degustazione” di decine di prosecchini in uno dei bar ai lati della strada statale al sabato sera. Non ce l’ho fatta, non sono stato in grado di costringermi a bere in piedi insieme a personaggi di merda dai calici della Valdo, non ho saputo adattarmi come facevo sui divanetti della disco. Sono diventato intransigente e per stare con persone degne del mio rispetto ho iniziato a bere birra da discount e a parlare con le ragazze senza potermele limonare facilmente. Forse mi è andata bene, forse divertendomi meno sono diventato una persona migliore perché sarei potuto diventare uno dei tanti appassionati di Ribolle che esibiscono i loro bomberini Moncler e le Audi Serie Cazzo del babbo parcheggiandole di fronte al baretto da colazioni che la sera si trasforma in situazione lounge. Forse ritrovarmi a giocare a scopa bevendo Cabernet piuttosto che a una festa a tema popolata da succose studentesse e gin lemon annaquati non è poi tanto male.