Hai visto che è più facile?

La notte è scesa come un velo leggero su tutte le cose, le ha coperte senza cambiare loro la forma. Il buio è denso, si infila negli spazi vuoti fra i palazzi e gli alberi dei giardinetti condominiali.

Il ragazzo sta tutto rannicchiato in un bagno di sudore, dentro un giubbotto di pelle nero come l’oscurità che lo circonda. Stringe qualcosa con la mano destra e con l’altra si sente il cuore. Ha paura che gli scoppi.

Il ragazzo sa che fra poco è il momento e stringe ancora di più la mano destra intorno alla cosa che nasconde fra la fodera sintetica del giaccone e la sua ascella umida. Le nocche diventano bianche e il palmo appiccicoso.

Ha paura di rovinarla e per questo tiene la spalla in alto, se la porta all’orecchio e rimane immobile in una posizione scomoda. La porta del palazzo più vicino si apre, una sottile striscia di luce gialla taglia il buio intorno, lo rende meno pauroso. Una sagoma piccola si inserisce fra la fonte di luce e la notte, la sua ombra si proietta sull’erba umida. Appartiene ad una ragazza minuta, con delle trecce lunghe fino all’ombelico. Avanza qualche passo incerto verso l’esterno. La porta dietro di lei si chiude, risucchia dentro la luce gialla. Lei rimane fuori. L’unica cosa viva insieme al ragazzo nel raggio di chilometri. Lui si alza sulle ginocchia che cigolano un po’, ritto sui piedi troppo lunghi rispetto alla sua statura. Sta crescendo in modo disordinato, come per effetto di tanti piccoli terremoti interni. Si stropiccia i capelli con la mano libera e poi inizia a camminare verso la ragazza. Lei sta ferma vicino al lampioncino che illumina debolmente la porta di ingresso dalla quale è uscita. Quando respira dal naso e dalla bocca esce una nebbiolina fine che si dissolve in fretta. Ha i capelli gonfi e gli occhi veloci, cercano qualcuno o qualcosa. Il ragazzo a poco a poco si rivela, avvicinandosi a lei e alla luce fioca. Ha aspettato così tanto che fa fatica a camminare diritto, che inciampa sui suoi stessi passi. Poi, quando lei finalmente lo vede, lui si ferma. Tira fuori, lentamente, la mano che ha tenuto nascosta fino a quel momento. Nel frattempo lei gli chiede, Perché di notte, a quest’ora tardi poi? Lui risponde, Perché è più facile. Dal palmo chiuso a pugno, che ora è fuori dal giubbotto, spunta uno stelo lungo privato delle spine. Termina con una rosa rossa. Il ragazzo gliela avvicina al volto, ripete, Hai visto che è più facile? Il profumo le entra dentro le narici, le bagna gli occhi. Poi sorride.