Il sillogismo di Rocky era sbagliato

Ti rendi conto che fa davvero caldo quando vedi un vecchio non più arzillo, attraversare la strada, trascinando se stesso i pantaloni di pari età, a ritmo serrato di lumaca, alla ricerca del refrigerio nell’ingresso di un negozio di vestiti in stile emo. L’effetto Marylin Monroe dell’aria condizionata faceva traballare quell’eccesso di pelle ormai in disuso.

Ti rendi conto che le persone hanno perso ogni logica di comportamento quando vedi una commessa che con l’espressione di Rocky Balboa dipinta in volto si avvicina al suo personalissimo Apollo Creed e gli intima di uscire dal negozio. E si che Rocky diceva: “Se io posso cambiare, e voi potete cambiare, allora tutto il mondo può cambiare”. Il sillogismo di Rocky era sbagliato.

Rocky si era dimenticato della maledizione del tempo. Il tempo ci attanaglia. Ci incute terrore. Ci fa correre quando vorremmo starcene seduti comodi o semplicemente camminare. Siamo cani levrieri in tornei amatoriali. Alla perpetua ricerca del  proprio irraggiungibile zimbello.

E correndo si perdono di vista i dettagli. Si perdono di vista i motivi. Finiamo per non sapere più perché vogliamo quella preda. Il panorama non è più qualcosa di mozzafiato, perché il fiato è già mozzato dalla corsa. E allora la corsa basta alla corsa. Allora si corre, perché si deve correre, dimenticandoci che avevamo iniziato a correre per vedere il mondo nella sua interezza. Avevamo iniziato a correre perché la prima volta che ci eravamo trovati senza fiato ci era balzato in testa un pensiero “Voglio che tutta la mia vita sia semplicemente così”. Ma ci eravamo sbagliati noi, così come si era sbagliato Rocky.

Non si vive di prime volte. Non ci è dato di vivere sempre col piede sull’acceleratore, perché siamo nati per riuscir a rendere noiosa qualsiasi cosa ripetuta. La prima volta ci si paventa in fronte e ci surclassa proprio perché non siamo pronti a tutto quello che c’è oltre. E finche avremo voglia di sentirci vivi la ricercheremo in ogni minuzia. Nei comportamenti della gente, nelle stanze in disordine, nelle parole di un libro. E allora sarà benvenuto il panorama mozzafiato di fine corsa, accompagnato dall’ennesima menzogna che ci farà sentire lieti:
“Ora che l’ho ritrovato, non lo perderò mai più”.

(di Christian Caldato)