La vita in una bolla

Sono nato con lo smartphone in mano.

A 5 anni navigavo nel web. Ero un bambino prodigio e i miei genitori, stupiti da quante cose sapessi, mi regalarono uno smartphone. Ne fui grato: avevo accesso a tutta la conoscenza. Leggevo moltissimo: i miei apparecchi elettronici mi fornivano ogni giorno delle novità. Nei social avevo tanti amici e creavo la pace nel mondo perché andavo d’accordo con tutti. Tutti condividevano le mie idee, il mio stile di vita e i miei valori. Raramente leggevo il giornale perché era pieno di fake news. Dicevano che nel mondo c’era la guerra, ma era impossibile. Vivevo in una bolla di sapone enorme e bellissima colma di pace, fratellanza e speranza.

Oggi ho 29 anni e sono manager nel settore delle comunicazioni. Mi occupo io stesso di diffondere quelle informazioni che mi hanno fatto crescere così bello, forte e aperto al mondo. La mia missione è perpetrare un mondo di pace.

Da qualche giorno, però, sono malato. Non so come sia potuto accadere, deve essersi rotto qualcosa nel mio smartphone che mi ha dato una strana notizia. Parla di bolla di filtraggio. Non ne avevo mai sentito parlare. Questo complotto racconta di un algoritmo nel web che ha il fine di filtrare notizie e ricerche. Dicono che l’effetto sia l’isolamento dell’utente dalle informazioni che sono in contrasto col suo punto di vista. Pare che questo filtro ci isoli da chi la pensa diversamente da noi.

È un complotto: non ho mai conosciuto qualcuno in disaccordo me. Però da quando ho letto della bolla comincio a sentire una pressione sul petto e l’emicrania mi tartassa. Non devo lasciare spazio al dubbio, ma lo sento mangiarmi il cervello come un tarlo. Di notte sobbalzo nel letto e mi manca l’aria. Non posso accettare questa notizia: condividerla significa fare la guerra. E se poi è tutto vero? Se qualcuno la pensa diversamente da me? Io non voglio litigare con nessuno! Lo escludo categoricamente!

Sono giorni che indago sull’esistenza della bolla. Tanti ricercatori dal curriculum di tutto rispetto ne parlano. Sono sempre più spaesato. Non voglio credere alle loro fandonie, ma comincio a sentirmi soffocare. Forse sono stanco e ho le allucinazioni, ma mi pare proprio di vederla, questa bolla. E mi sembra che si stia restringendo: la sento appiccicarsi lentamente sulla pelle come un sacchetto sottovuoto. Sono un omuncolo sottovuoto. Non arriva più aria ai polmoni. Compio l’ultimo gesto disperato e, mentre la bolla mi comprime nella sua morsa, mi butto. Mi tuffo, i sensi mi abbandonano, mi fondo con quest’acqua piena di morte. In questo mare che straripa di quelle genti che non ho mai voluto e potuto conoscere.