Migrazione

Amico mio, sei partito da un giorno e faccio talmente fatica a ripetermi “partito” che la testa cala, nessun rumore e sguardo assente. Mi sono svegliata stamattina e sono rimasta per più di un’ora a letto a fissare il soffitto, ad abituare il corpo al nuovo stato, a ripensare a ieri che ci siamo salutati, ad aggiustarmi i gesti impacciati e le parole banali. Il brutto di vivere una volta sola. So che prima o poi te ne saresti andato, negli ultimi mesi ti avrei spedito io stessa lontano da questa città che odi. Ovunque ma non qui. Non mi aspettavo niente di diverso, ma il tempo si è bruciato così in fretta da non darmi modo di abituarmici, a questo vuoto che sta arrivando. Non posso tornare a ieri, ma la scrittura può aiutarmi un po’. Il bello di vivere due volte. Sarà terribile senza di te. Non per le giornate meravigliose trascorse insieme, i momenti felici e altre cazzate. Non abbiamo giornate intere noi due. Forse, se mettiamo insieme i monconi di tempo che riuscivamo a trovare, ventiquattr’ore le facciamo. Mancherai per la normalità che hai dato alla parte peggiore di me. Mi hai ferita, tradita, deturpata della mia ingenuità,  mi hai mentito, umiliato in modi che non credevo possibili. Te lo ricordi il giorno del mio compleanno? Quando ho aspettato fino a sera la tua telefonata e, quando finalmente hai chiamato, mi hai chiesto di reggerti il gioco con la Vale perché ti andavi a scopare un’altra. Sai perché poi è venuta a scoprirlo? Perché il messaggio che ha ricevuto l’ho fatto mandare io. So che stai ridendo. Perché so che lo hai sempre saputo. O ti saresti presentato a casa mia una settimana dopo quando ho avuto l’incidente. Ci siamo rivisti dopo due mesi, ed era come niente fosse successo. E quando ti ho lasciato a piedi dopo la lite? C’erano 2 gradi fuori, e volevo ti capitasse qualcosa di brutto. Facciamo così noi, ci uccidiamo di continuo, no? Mi sono appena abituata al sudicio che ho addosso, che sei partito. Sarà terribile perché impiegherò di nuovo le giornate a giustificarmi col mondo intero per essere ambigua depressa commiserevole e crudele. E colpevole per rimanere immobile accusando la sfiga per tutto il male che vivo, facendo finta che va tutto bene. La gente odia le persone tristi.
Ci siamo sporcati le mani, del tuo seme caldo e della mia gola umida, delle mie lacrime e la tua immoralità.  E sei scappato. Mancherai così tanto che mi viene da vomitare.
Sappi che non affronterò il dolore, non mi abituerò alla tua assenza, non diventerò mancina perché la destra è monca. Cercherò subito di sostituirti. Mi comprerò un cane. Voglio che tu sappia che se sarò una persona carina, ubbidiente educata, e se farò sempre la scelta giusta, sarà solo colpa tua. Tanto tornerai, lo so. Come quegli stormi che scappano dal gelo per mettere il culo al caldo in attesa della prossima estate. Dovrà solo passare l’inverno. Al tuo ritorno!

(di Serena Michelozzi)