Marilù russava forte. Questo lo sapevano tutti – dal padre, che da bambina le doveva comprare i cerotti per il naso, fino agli amici, che avevano smesso di andare in vacanza dividendo case a due piani con lei e Ugo. Il povero Ugo, anche lui lo sapeva più o meno da sempre, ma non aveva mai saputo darsi pace. Questo strombazzare imperterrito rendeva la vita matrimoniale dei due sposi piuttosto fredda e, nonostante dividessero il letto, c’era ben poco contatto fisico durante le ore notturne. Marilù respingeva le offensive a sorpresa con quel respiro a tutti polmoni che scongiurava qualsiasi tentativo romantico di svegliarla nel pieno della notte. In più, se proprio Ugo avesse provato a resistere a quel suono invadente, Marilù gli avrebbe ricordato di non essere una donna particolarmente amante delle coccole, dei baci, delle carezze. Tanto più dopo la mezzanotte, in quel momento fantastico della giornata adibito al sacro riposo, come diceva lei. Ugo si lamentava con gli amici e con il parroco: ai primi chiedeva consigli su come riscaldare l’animo della moglie che si faceva via via sempre più simile ad un sofficino dimenticato in ghiacciaia, dal secondo cercava conforto circa l’annullamento alla Sacra Rota. Vi sono tutti i presupposti, sosteneva. Purtroppo né gli amici né il parroco potevano aiutarlo nel concreto: tutti gli consigliarono di acquistare i tappi per le orecchie, ma nessuno aveva idea sul come infiammare il cuore di Marilù. Ugo iniziò a pensare che fosse impossibile; poi, una sera di dicembre, proprio quando aveva oramai perso le speranze, gli venne un’idea. La disperazione aguzza l’ingegno.
La madre di Marilù si copriva il volto con un lungo velo nero, nascondeva la vergogna e l’imbarazzo: quella cerimonia, interrotta a metà dall’arrivo di due volanti della polizia, l’aveva scossa più della morte stessa. Il marito le aveva fatto notare che le sirene erano state spente e che i quattro agenti avevano persino gettato una rosa bianca sul feretro della figlia. Questi gesti di imbarazzo e discrezione però non l’avevano rinfrancata – non vedeva altro che gli sguardi sconvolti e le risate nervose di tutti i presenti. Infine la vista di Ugo in manette, che sollevava le spalle e gridava incredulo la propria innocenza, le faceva male persino ai denti. Era una scena pietosa. Avrei preferito venisse violentata da qualche negro, sbuffò d’un tratto parlando a tutti e a nessuno. Sarebbe stato più dignitoso di questo scandalo. Invece Marilù era stata arsa viva nel sonno, da un marito senza speranze che aveva tentato di riaccendere la fiamma dell’amore. Nella soffitta c’erano vecchie sedie in legno, bastoni da passeggio, vestiti da sera troppo scollati e scarpe in tela altamente infiammabili. Tutto aveva preso fuoco in un momento, bruciando la camera da letto e tutto il resto.
Volevo riscaldarla, disse Ugo prima di chinare il capo e scomparire dentro una delle volanti blu.