Olanda

In un negozio di biciclette c’era un signore gentile, con le mani nere di grasso per le bici e le dita grandi di chi ha lavorato molto.

Il negozio era un budello dove c’era solo lo spazio per passare, mettendosi un po’ di lato,  tutto il resto erano biciclette, belle biciclette. Biciclette da corsa vecchie di 30, 40, 60 anni, ce n’erano a destra e sinistra sopra la testa e dietro il bancone, anche nello stanzino delle riparazioni c’erano bici e pezzi di bici che spuntavano.

Il signor Giovanni e la sua sorella stanno a loro agio nel negozio, Giovanni ha un orecchio grande ed uno piccolo, un po’ accartocciato come se gliel’avessero strizzato un po’ troppo. Mi parla delle biciclette con affetto, mi descrive le forme, i cambi e il valore di ognuna di loro, mi dice che a lui non piace svalutarle. Le bici nuove costano duemila, tremila euro, anche se sono usate hanno ancora il loro valore.  La signora, sua sorella, con cui condivide l’attività, è seduta in un angolino del negozio, quasi non si vede dietro a tutte quelle bici, e sotto la lampada da tavolo legge un libro molto grande.

Col signor Giovanni ci ritroviamo a parlare dell’Olanda e mi racconta di quel palazzo curvo in quella piazza famosa, dove un tempo “stavano gli olandesi” e infatti mi dice “ è proprio diverso da tutti gli altri”: è questo il bello di questa città, ci son tante cose diverse. Mi dice che a tanti piace l’Olanda, che tanti ne parlano, che spesso sul canale 23 alle 20:30 fanno dei servizi proprio sull’Olanda. Li guardi, mi dice. Mi affascina il rispetto che naturalmente mostra per i suoi clienti, dandogli del lei anche se io sono solo una ragazzetta. Mi chiede dell’arte, parliamo di Rembrandt e Van Gogh e del Kroller-Müller ad Arnhem; bella l’Olanda.

“Allora scrivo, che così se trovo una bici giusta per lei la chiamo!”. E scrive: Olanda, cerca bici usata da uomo o da donna e poi mi dice, “mi fa piacere averla conosciuta signorina, son contento che è passata qui, così ci ha portato la sua esperienza dell’Olanda, anche a noi che non ci muoviamo mai, non le rubo altro tempo, buona serata”.

E così ci salutiamo, lui non ha il mio numero e nemmeno il mio nome, e a me va bene così, avrò così l’occasione di passare lì di nuovo in persona, ascoltare il signor Giovanni, guardare la sorella nell’angolino che legge il libro grande, e regalargli un po’ di Olanda.