Ostracizzare i gladiatori

È capitato a tutti almeno una volta di dire o fare cose che nella vita non si sarebbero mai fatte, ma che si è trovato il coraggio di operare perché dietro una tastiera.

Internet è un grande strumento: e come ogni grande invenzione viene usata anche in modo errato.

Spesso si affida la propria autostima a un pollice virtuale, si porta l’ego a mangiare nel ristorante fatto di numeri, numeri infinitamente finti.

Il famelico orgoglio spinge a “pubblicare” banalità quotidiane a cui non si dà troppa importanza, per accaparrarsi qualche consenso, per non essere ostracizzati da un corpo realmente virtuale che freme dalla voglia di vedere il pallino rosso su un’icona finta ma così vera da essere toccata con mano.

L’enigma sta nel capire cosa spinge a fare ciò, da dove nasce questa irrefrenabile voglia di far vedere cose a cui nessuno interessa ma che tutti vogliono vedere.

La paura della solitudine? Spregiudicato esibizionismo? O semplice sfogo quotidiano per sfuggire da una vita troppo piatta?

Accadono innumerevoli azioni reali da poter essere poi postate nel mondo virtuale per accaparrare qualche seguace, per entrare nell’occhio pigro ma vigile che ci osserva ogni giorno.

Vengono dette molte cose, manifestazioni di odio per qualcosa che non va giù solo per un gusto personale, offese perché si pensa in modo differente, quando poi si scrive di libertà e democrazia subito dopo.

Così come moderni gladiatori si combatte una battaglia già persa in partenza ma con la speranza che, una volta a terra, il popolo dia la grazia.