Parsifal

Nell’abbazia, l’amanuense aveva appena finito di scrivere il volume. Attraversò la sacrestia, passò davanti all’orto e al grande portone, salì e scese gli scaloni, prima di arrivare alla stanza dell’abate.

Questi disse solo “Preghiamo Iddio” e cominciò a leggere:

“Nel Natale dell’anno LCXI, Re Artù convocò i Cavalieri della Tavola Rotonda e dette affidò ad ognuno delle di essi una missionei. Per ultimo tenne Parsifal e gli comunicò la più importante: aveva scoperto che in un luogo a molte miglia da Camelot era custodito il Graal, ma i suoi guardiani correvano un grande pericolo.

Parsifal non perse tempo e partì quel il giorno stesso.

Attraversò pianure e montagne, guadò fiumi e conobbe molte città e genti diverse; ma più andava avanti, più il suo obiettivo sembrava lontano. Alla sera, che lo coglieva solo col suo cavallo, si coricava davanti a un fuoco e controllava la mappa: gli pareva che la distanza fra lui e la meta si allargasse sempre di più.

Andò così quindi da un mago che conosceva. Questi gli disse: «Il luogo dove vuoi andare, Parsifal, è molto lontano, alla fine del mondo, e forse anche oltre! Non puoi arrivarci da solo, c’è bisogno che qualcun altro ti aiuti a far vivere questa storia, ma forse…».”

L’abate alzò la testa dal libro: aveva sentito un rumore. Si ripeté più forte: un clangore di armi. Il prelato scosse la testa, strinse il crocefisso. Alla luce tremolante della candela continuò a leggere.

Parsifal aveva finalmente trovato la strada, ma sapeva di non avere più tempo. Il cavallo, stremato, lanciato al galoppo, vide in lontananza il suo obiettivo. Giunse al grande portone, calpestò di corsa l’orto, salì e scese le grandi scale.

Quando Parsifal entrò nella stanza, lo trovò morto, riverso sul tavolo. La candela, spenta, fumava ancora. Lì vicino, un libro aperto. Cominciava così:

“Nel Natale dell’anno LCXI, Re Artù convocò i Cavalieri della Tavola Rotonda…”