QUELLE STUPIDE NARICI – Un monologo –

Fin dai tempi delle scuole elementari, vedevo profilarsi, laddove vi fosse una qualche bluastra oscurità, delle stupide, patetiche, ciniche…narici. Sembro pazzo, lo so, ma non è affatto così. Voi le avete mai viste, delle truci, imprecanti narici? Moccicose magari, o sporche di sangue, o bianche di coca? No? Avete senza dubbio condotto delle vite noiose!

Dico sul serio, le dovreste proprio stare a vedere: si appostano, nascoste nell’ombra, a osservare tutto quanto. Convinte di non essere viste avanzano bieche, esponendosi viperine, ed è proprio per questo che alla fine, che tu lo voglia o meno, te ne accorgi. Se anche fossi cieco, mio dolce caro amicone, le sentiresti ugualmente, perché respirano. Le avvertiresti ansimanti. Affannose. Pronte a odiarti. Emettono il soffio intenso d’un demonio.

Te ne affezioni dopo un po’, è inevitabile. Le vedi oggi, le rivedi domani: aggiungici quel pizzico di curiosità per le cose maligne, e sbam! sei fottuto. Sei caduto, ancora una volta, nelle spire di quel boa chiamato vizio. Ti ritrovi nel tunnel viscerale, alla fine del quale non c’è luce. Al contrario, noti un paio di tetre incandescenti cavità. Sono proprio loro, quelle fottute narici.

Dopotutto le amo. Anzi le odio. Forse un po’ mi stanno addirittura simpatiche. Ma è anche vero che mi stan sul cazzo. Fa così strano argomentare a tal proposito, di solito le adocchio e basta, senza pensare a niente. Fanno parte delle mie inutili giornate. Proprio adesso, mentre sto qui a scrivere, loro ci sono.

Il loro umore non è sempre lo stesso. Quando sono incazzate, diventano pure vendicative. Mi nascondono le cose. Le noccioline ad esempio: erano qui due secondi fa, ho distolto per un momento lo sguardo, e ora dove diavolo saran finite?

Narici…spettro immondo claudicante su scarpe da donna col tacco. E la nenia riparte, senza conoscer conforto. Il viver rimane un luogo lontano chiamato laggiù.