Revenge rom

Quando Cristina, una ragazza di sedici anni con dei lunghi capelli lisci, scuri e la carnagione olivastra, aveva deciso di lasciare Mirko, si era improvvisamente ritrovata con svariati amici in meno. Adesso, però, quel senso di pesantezza all’altezza dello sterno che l’aveva perseguitata nelle ultime settimane era davvero svanito; come le aveva spesso suggerito sua madre, Brunilde.

Mirko, forse, non era un cattivo ragazzo. I compagni della squadra di pallavolo lo prendevano spesso in giro per le orecchie sproporzianate sproporzionate e la peluria che gli era spuntata sui polpacci, copiosa e improvvisa come un temporale a giugno. Le telefonate di Cristina lo indispettivano e spesso lasciava il cellulare squillare a vuoto, ma tutti gli altri titolari avevano una ragazza con cui baciarsi sulla sella del motorino parcheggiato.

Quando Mirko, sconsolato senza capirne bene il motivo, comunicò la separazione nello spogliatoio, la notizia venne accolta con ululati di disapprovazione e ingiurie nei confronti della madre della ragazza. Un compagno urlò: “Zingara di merda”. Mirko, sulle prime, rimase stupito: non aveva mai pensato che Cristina potesse essere una zingara, ma in quel momento si ricordò di una foto che le aveva scattato e capì che quello sarebbe stato proprio un bello scherzo.

La foto di Cristina, sorridente a bordo delle montagne russe, accompagnata dalla didascalia “Una ZINGARA di merda!” cominciò a viaggiare all’interno dei vari gruppi Whatsapp e Telegram della scuola. La ragazza aveva notato delle strane risatine quando si era recata al distributore automatico, ma non aveva voluto dar loro peso. Poi Laura, durante la lezione di geografia, le aveva chiesto con le lacrime agli occhi se fosse tutto vero.

Brunilde vide Cristina sbattere la porta del loro bell’appartamento e correre verso il bagno. Con fatica riuscì a farsi raccontare quello che era accaduto. Chiamò subito il marito, Massimiliano, che a quell’ora era in pausa pranzo. La reazione all’infamia perpetrata verso la sua famiglia fu decisa e senza indugi: si prese il pomeriggio libero e guidò fino all’anagrafe per fotocopiare il certificato di nascita di Cristina, della moglie e il suo. Tornando a casa organizzò mentalmente una scaletta del discorso che avrebbero tenuto.

Alle 18, nell’ora di massima affluenza, i contatti di Cristina ricevettero una notifica che li informava dell’inizio di una diretta video. In un video struggente, di ben quattro minuti, Massimo Massimiliano mostrò davanti alla fotocamera del cellulare della figlia tutti i documenti del caso e, dopo un caloroso  abbraccio con Brunilde, lasciò la parola alla figlia, che spiegò le reali circostanze (un pomeriggio al Luna Park) in cui era stata scattata quella foto.

Le voci sulle origini di Cristina si attenuarono senza mai placarsi del tutto. Anni dopo, Mariuccia, l’anziana bidella, ricorderà l’accaduto come di “quella ragazzina che non si sapeva se era zingara o no”.