La Rivalutazione dell’Affettometro

“L’intera istituzione dello scambio dei regali non ha alcun senso. Mettiamo che io esca e spenda 50 dollari per un tuo regalo, sarebbe un’attività laboriosa perché dovrei immaginare cosa ti serve, mentre tu sai già cosa ti serve. Potrei semplificare la cosa dandoti direttamente 50 dollari e tu potresti darmene 50 al mio compleanno e così via finche uno di noi morirà lasciando l’altro più ricco di 50 dollari. Quindi ti domando, ne vale la pena?”

In effetti non ha tutti i torti Jim Parsons – alias Sheldon Cooper nella sitcom The Big Bang Theory – quando parla di regali. Nella nostra cultura, e sopratutto nel periodo natalizio, la “consistenza” del regalo diviene una scala di valori con la quale misurare il livello di benevolenza di un individuo, una sorta di termometro in grado di quantificare l’affetto per e da una determinata persona. Questo sistema metrico se non fosse falsificato da uno smisurato ego che attanaglia il nostro collo e riduce lo scambio a una contrattazione affettiva, risulterebbe un ottimo bisturi in grado di operare e rimuovere tutte quelle escrescenze di oggetti e conoscenze di cui ci circondiamo in nome dell’ “è maleducazione non regalargli niente”, il tutto senza dover ricadere necessariamente nella categoria dei tirchi. Essere “col braccino corto” sarebbe una soluzione per soppesare meglio le nostre relazioni con gli altri e a liberarci da quella ipocrisia delle buone maniere che si cela dietro al regalo nel senso che gli attribuiamo oggi. 
Risulta infatti curioso come il senso del dono si sia sminuito col trascorrere del tempo e sia diventato un banale atto consumistico. Se prendiamo ad esempio tribù come quelle dei Maori, che nell’oggetto del dono ritenevano si celasse ancora una parte dello spirito del donatore (Hau) e fosse solo quest’ultimo a decidere se rimanere o venir donato nuovamente con tutte le conseguenze che ne derivavano, forse saremmo più propensi a fare doni meno superficiali e molto più ponderati. 
Ritornare a essere più avari e vedere il dono come un qualcosa di veramente prezioso, sarebbe un buon modo per porre rimedio all’emorragia di contatti umani che spesso ci lasciamo scappare per colpa di una maschera sociale imposta dalla “buona educazione”. Sarebbe anche un buon modo per “[…] lasciare l’altro più ricco”, ma non di 50 dollari.