Scelte

La prima volta che sono nato mi venne subito consegnato il mio personale carnet delle ‘prime volte’. Mi spiegarono che avevo a disposizione un’unica prima volta per ogni esperienza che avrei intrapreso nella mia vita. Potevo scegliere esclusivamente io come e quando consumare le mie prime volte. Ogni prima volta inoltre sarebbe stata straordinaria e indimenticabile, nel bene o nel male, ma purtroppo irripetibile. Ricordo tutto infatti: la prima volta che mi sono sorretto da solo sulle mie gambe, la mia prima parola, la prima risata di gusto, la prima volta sulle due ruote, il primo giorno di scuola, la prima caduta, il primo dentino perso, la prima tirata di orecchie, la prima volta che mi sono vergognato e la prima volta che ho rincorso un pallone. La seconda volta non era mai come la prima. La seconda volta ero già preparato, sapevo quello che mi aspettava e non potevo che migliorare il mio comportamento di conseguenza. La terza e la quarta volta poi, mi facevano sentire sicuro di me. Servivano ad accrescere la mia esperienza. Servivano a farmi diventare più grande. Più gli anni passavano e più diventavo un consumatore accanito di prime volte. Ad un certo punto non era tanto l’esperienza che mi interessava ma la sicurezza che questa mi procurava. Mi piaceva parlare di prime volte che i miei amici dovevano ancora consumare, mi guardavano rispettosi e affascinati. Mi causava un profondo disagio invece non saper cosa dire a proposito di prime volte che non avevo ancora vissuto. Così il primo bacio lo sprecai con un’occhialuta dall’alito mefitico anche se raccontai ai miei compari di aver baciato la biondina con il reggipetto. Quella era anche la prima volta che mentivo. Sono ormai passati molti e molti anni dalla prima volta che sono nato. Ormai sono una persona che si può definire ‘saggia’, ho speso quasi tutte le mie prime volte e il mio carnet è ridotto all’osso. Ne ho di storie da raccontare ai miei nipotini che con il loro carnet scintillante mi guardano pieni di ammirazione. Non vedono l’ora di consumarlo quel maledetto carnet. Tutte le parole dei miei racconti però non hanno più il sapore fiero di un tempo. Osservo quegli occhietti e capisco per la prima volta che la bellezza più profonda e sincera sta proprio nell’ingenuità che precede ogni prima volta.

(di Gaia Sartore)