Singhiozzi d’un Icaro

Evaporo lento

dalle ferite

autoinflitte.

Il mio fumo

non mesce

col buon ossigeno:

disprezzo

manifesta l’aria

estranea.

Sono un obliato

terreno e tetro

artefatto.

Gusto pulviscolo,

risiedo tra

simili.

Il collo duole

nel mirar

alto.

Di sola, unica,

certezza

mi nutro:

Non voglio più

indagar la luce

come straniera,

desidero fiamme

e anelo forte

l’arsura.