Tarcisio el camerlengo

Era l’estate del millenovecenotrentaquattro quando nacque dal ventre stanco della madre nel cimitero di Pachuca, Messico.

Ottant’anni dopo, parlare di quello che successe accende ancora gli animi.

Gli anziani ne discutono tra una sigaretta e un caffè seduti ai tavoli della taverna di Anabel, le signore ne spettegolano dal parrucchiere in attesa della permanente e le mamme annoiate ne parlano aspettando i figli fuori dalla scuola.

Quel quindici agosto, Teresa stava piangendo la tomba del marito quando sentì alla pancia un dolore straziante, centinaia di chiodi conficcati nel basso ventre. “Benedita niña, Benedita Santa Muerte” furono le sue ultime parole.

Il custode, insospettito dalle urla e dai pianti, corse in aiuto della donna ma all’arrivo la trovò a terra esanime. I capelli color del corvo inzuppati nel sangue, il ciondolo d’oro con l’immagine della Madonna che portava al collo nella mano sinistra, un feto cianotico fra le cosce.

Pallido dalla paura, l’uomo impugnò le cesoie che usava per potare i cipressi fra le mani e tagliò il cordone, avvolse il bambino in uno panno per lucidare i marmi degli ossari e lo lavò con acqua tiepida.

La stessa sera, il parroco del paese lo battezzò col nome di Tarcisio, santo patrono dei chierichetti.

Ottantadue anni dopo, Tarcisio non vive più nella canonica della chiesa di Pachuca. Ha dimenticato la paziente dedizione con cui  gli veniva insegnato il Vangelo, i calli ruvidi delle mani del custode che ogni sabato mattina portava il latte di capra per farlo crescere sano e forte, il profumo di rosa canina in canonica quando la perpetua lavava i vestiti.

Ora Tarcisio vive in Italia, nello Stato del Vaticano, in un attico di seicento metri quadri che domina la Capitale. Per anni è stato amministratore dei beni terreni della Santa Romana Chiesa ed oggi si gode la pensione.

C’è chi continua a lavare i suoi vestiti e preparargli i pasti ma, la sera, prima di dormire, chiude la porta della camera con tre mandate e si inginocchia sul tappeto porpora ai piedi del letto. “Bendígame Padre porque he pecado”.