Un vuoto palcoscenico

Tu ti credi una grande pensatrice, una sorta di filosofa moderna…
Sì. Dimmi che vuoi?
No, guarda niente di particolare… Ma ogni tanto mi capita di nuovo di pensare al buco.
Haha! la solita zozzona!
Guarda che sei tu a metterci sempre malizia, basta! Qui voglio parlare seriamente!
Scusa.
Dicevo… Un buco, non è nulla. Non lo puoi definire, perché viene definito da ciò che lo circonda quindi a dargli vita è ciò che è attorno a lui, non ciò che è. Cioè per dire, se io dico “penna”, “penna” è all’incirca un oggetto lungo circa 10 cm, principalmente di plastica, contiene inchiostro e si usa per scrivere; il tutto per dire che la sua definizione è in base a ciò che è.
Buco è ciò che non è. Dunque il “non essere”. E se uno non è, vuole dire che nemmeno deve essere come si aspetta che sia. Quindi può essere la nuda, e cruda verità.
Ok, voglio essere un buco.
Ma se quindi il buco “non è”, il caposaldo del “non essere” è il vuoto. Potremmo dire che il vuoto è il papà del buco.
Senti, dovresti trovarti un’occupazione. Che ne so, ad esempio una fidanzata.
Credo che quando ci sia il vuoto, ci sia un’infinita libertà. Perché vuoto significa assenza di vincoli.
Il vuoto mi piace. Sai perché? Sopratutto perché lo puoi riempire. Se fosse già pieno, non lo potresti fare. E sai una cosa?
È una domanda retorica vero?
Si, ovvio. Dicevo, se tu riempi un vuoto, lo fai diventare essere. Ma intendo proprio essere come verbo all’infinito. E mi piace sia così.
Ma prima non dicevi che ti piaceva il non essere?
Sì, mi piace il non essere perché può diventare essere. E quando dici “essere” non è come dire “è”, o “è stato”. O “sarà”. Essere da quel senso di trasformazione del tipo un funambolo sul monociclo tra due palazzi. Essere, essere umano.
E sai un’altra cosa?
Tanto so che me la dirai lo stesso.
Sì, infatti. Sai cosa mi piace pensare sia un bel vuoto nella vita reale?
Sì, ovvio che lo so. Perché tu sei me, io sono te. Siamo voci di pensiero fatte a parole. Per te, per me, per lei che è la nostra “essere umana” la rappresentazione di uno splendido vuoto -e bada al termine “rappresentazione”- è un palcoscenico. Perché è un vuoto che si riempie, e da non essere diventa essere.
Sai cosa mi sembra questo? Il primo dialogo che hai avuto con l’attuale amore ideale della tua vita. Cioè che poi “della tua vita”, s’intende della tua vita finora.
Già, parlammo proprio di questo. E il mio primo pensiero fu: “Minchia, la pensiamo uguale!” Vedi? Infondo il vuoto ci fa innamorare
No, guarda che quello è il buco!

(di Veronica Turcato)