Di vino e sogni

Nell’East Village, a est della Avenue B, lungo la E 7th street c’è un piccolo teatro di terz’ordine, abbastanza lontano da Broadway per non vedere scendere da una lussuosa limousine star imbellettate e raggianti, ma ancora sufficientemente vicino per poter carpire le urla dei fan e l’ultimo strascico di quelle luci nel cielo che della ribalta, per me, possiedono solo il ricordo di un desiderio ormai estinto. È sul marciapiede di questa strada che ho visto naufragare, notte dopo notte, ogni mia speranza. Appoggio le labbra alla bottiglia e tiro un paio di sorsi di vino. Mi sono accorto che i sogni non galleggiano sull’acqua delle pozzanghere né tanto meno in una bottiglia di vino rosso, comprata a buon mercato e custodita gelosamente, quasi tutta, per la fine dello spettacolo. Stanotte, però, sento che l’aria ha l’odore pieno e denso del successo. Percepisco la vita e il teatro scorrermi nelle vene e impregnare l’aria con il loro profumo, un misto di fatica e soddisfazioni. Bevo un altro paio di sorsi. Forse non sarà questa mia opera a farmi camminare sul tappeto rosso, attorniato da flash di fotografi e da sfavillanti occhi di attrici e fan in delirio. Credo però di poter risorgere, uno spettacolo dopo l’altro, fino a non sentirmi più l’ultimo dei commedianti. Ingurgito un altro sorso. Entro dalla porta sul retro, mi sembra già di sentire il soffocato vociare del pubblico in sala. Li vedo già tutti lì, seduti e in attesa. In camerino c’è uno specchio e una fioca luce si diffonde nella stanza da una vecchia lampada attaccata al soffitto. Bevo ancora un paio di sorsi. Seduto davanti allo specchio, cerone bianco in viso, applicato dolcemente e diffuso in modo uniforme. Rimmel per far risaltare gli occhi. Matita sopra e sotto le palpebre. Indosso pantaloni neri, un po’ larghi, solo per star comodi, s’intende. Allaccio le bretelle che scendono, da sopra le spalle, su una maglia a strisce bianche e nere, fino ad attaccarsi ai bottoni in vita. Una giacca sgualcita e logora per completare l’opera e, infine, una bombetta in capo. Questi ultimi tre o quattro sorsi mi servono per prendere coraggio e scacciare l’ansia. Si va in scena. Barcollante apro le quinte e un pubblico di prostitute, ubriachi e senzatetto mi accoglie con qualche timido applauso. Dopo poco, saltando, inciampo. Cado, batto la testa e tutto il rosso del vino mi copre gli occhi. I riflettori però indicano me. Li vedo mentre la luce si attenua. Forse non stanotte, ma un giorno anche io brillerò.