Aura penis

Avevo circa otto anni quando Ron, il mio compagno della scuola elementare, mi disse che si era annusato le mutande. Appena me lo disse l’unica cosa che feci, penso anche scontata, fu quella di andare a casa, andare al bagno, calarmi i pantaloni, togliermi le mutande e annusarle. Penso che almeno una volta anche voi l’abbiate fatto, sono certo di questo. Però vi confiderò un segreto, non penso che voi abbiate provato quello che ho provato io. Era il mio odore, il mio sudore, le mie feci non lavate, le mie primissime gocce di sperma e quel miscuglio di ormoni mi faceva impazzire. Iniziai per puro piacere ingenuo e personale, una o due volte la settimana, prima di andare a dormire lo facevo ma solo perché la cosa mi divertiva, annusavo la mutanda sporca della giornata e iniziavo a ridere follemente. Piano piano crescevo ma la mia ossessione era aumentata, almeno una volta al giorno dovevo inalare la fragranza che auto producevo, mi nascondevo in qualsiasi bagno, io dovevo farlo, se non lo facevo mi sentivo male, ovviamente gli altri non potevano sapere, ero io e il mio momento di fiutata. All’età di sedici anni mi bastava una piccola annusatina e l’erezione era assicurata,dovevo solo iniziare a masturbarmi e mi sarei sentito il ragazzo più felice del mondo.
Un anno dopo le cose iniziavano a cambiare, ero abbastanza grandicello e a dir la verità ero un adolescente di bell’aspetto a tutti gli effetti, giocavo nella squadra di Basket della scuola e le ragazze iniziavano a farmi il filo.
Arriv・ il giorno in cui decisi che era arrivato il momento di abbandonare temporaneamente la mia compulsivit・ e addentrarmi nel mondo sessuale degli umani. Signori miei, un fiasco, provai a fare sesso con questa ragazza, Maril・ si chiamava, dopo mezz’ora di trastullamenti vari, non c’era ombra di erezione e cos・ dovette andarsene disperata e affranta. Mi spiace, lei non poteva sapere nulla, e come glielo potevo spiegare? Come lo avrei spiegato a tutte le altre?
Arrivai all’età di vent’anni e ancora nulla, ormai mi ero rassegnato. Non sarei mai riuscito ad avere un rapporto sessuale con nessuno.
Intanto i giorni passavano, la mia vita andava avanti tranquillamente, non ci pensavo quasi mai a questa cosa, ormai mi ero totalmente unito con la mia ossessione, la mia mutanda, i miei odori. Erano cose mie e a me piacevano e mi piacevano a tal punto da non dover cercare nulla al di fuori di me. Sentivo un immondo senso di appartenenza a me stesso, vedevo i miei colleghi creare famiglie, fare figli e io non li invidiavo affatto. Penso che se fossi stato divorato dall’invidia ce l’avrei fatta a superare il mio capriccio, perché la verità era che io non ne volevo uscire. Tutt’ora non ci vedo nulla di male in quello che faccio, il mio fiutare maniacale mi fa sentire ancora vivo, ho sessantotto anni, una vita meravigliosa alle spalle, una carriera invidiabile e continuo ad annusarmi le mutande. E allora perché smettere? Io basto a me stesso, è tutto ciò che mi serve. Alle donne, ho smesso di pensare. Non ci riesco e allora perché dovrei spingermi verso frontiere da me non volute, il mio istinto vuole quell’odore, quell’odore che mi aveva ammaliato a otto anni. Non mi voglio curare, nessuno lo sa, non voglio cambiare. Ci sono voluti anni per creare questo rapporto così profondo e intimo con me stesso, e chi ce l’ha la forza di ricominciare da capo, sono vecchio e
felice.
Spengo la luce, annuso la mutanda, una toccatina rapida, a domani Signori miei.

(di Francesca Iorio Garcia)