Capitale, mio capitale

Nove di mattina di un giorno qualunque, gli eserciti, vestite le divise di ordinanza e caricate a salve le armi, aprono i battenti dei loro mastodontici headquarters e si preparano a far strage di civili. La guerra richiede equipaggiamenti sempre più sofisticati e tecniche di combattimento che mirino ad annullare la coscienza del nemico, Sono anni che i soldati mettono in pratica la stessa routine, giorno dopo giorno, rimpiangono i tempi in cui potevano riposare almeno nei giorni festivi, ma ora no, oggi il generale per cui combattono li costringe agli straordinari, si va in scena ogni maledetto giorno, il nemico è sempre alle porte. Questa guerra è una guerra diversa dalle altre, si combatte su più livelli, le armi sono apparentemente inoffensive, colpiscono alle passioni, al cervello, stimolano degli impulsi, non feriscono ma plagiano.
Il deus ex machina non è mai stato così potente, la guerra colpisce tutti perché tutti inevitabilmente si ritrovano a fare gli interessi della stessa chiesa ai cui vertici i sommi sacerdoti delle corporations godono dello scempio capitalista. C’è un esercito riconosciuto che veste divise ufficiali, seppur di diversi colori, si appellano tutti agli stessi generali, fedeli svolgono il proprio dovere in cambio del salario, poi c’è un esercito di guerriglia, non pagato ma oltremodo fedele, succube del proprio carnefice gli si prostra servizievole come affetto da una perenne sindrome di Stoccolma, vive dei frutti splendenti e malsani dell’orto del Capitale.
Chi sono gli avversari di questa superpotenza? Soprattutto, hanno coscienza di esserlo? E quali metodi adottare per fronteggiarla senza rischiare di diventarne alleati? Perché fattualmente pochissimi sono coloro che possiedono l’arma più efficace per combattere il Capitale, pochissimi possono contare sulla coerenza. Ciò considerato, la guerra odierna non ha bandiere, è individuale, liquida, bipolare, è come la psiche umana e di questa si ciba, ci annienta e ci rinvigorisce, ci fa essere vittime ma anche carnefici, voi da che parte state? Io non so.

di Umberto Manzo