Conquistadores

A testa bassa cammino, guardo le scarpe, e penso alla velocità del suono, cerco di catturare quel millesimo di ritardo che separa il momento in cui l’occhio vede la suola di cuoio toccare il pavimento e le orecchie percepiscono il rumore.
È questo l’ultimo pensiero di un uomo condannato a morte? No, infatti no.
Sono stato un gran bel criminale, forse il peggiore, solo per i reati minori di cui sono colpevole, un cittadino comune non riuscirebbe a chiudere occhio, io invece non ho mai sofferto di insonnia. Ogni giorno diventavo più ricco e non mi sono mai mancate le donne, ma quello che mi spingeva ad essere un vero figlio di puttana è sempre stato il desiderio di prevalere sul prossimo, tanto da controllarlo, incutergli paura, essere padrone della sua vita.
Non ho mai pensato che esistessero motivi più o meno validi per uccidere qualcuno, quando ti reputi padrone di qualcosa non devi rendere conto a nessuno dell’utilizzo che ne fai o dei motivi per i quali decidi di sbarazzartene, di conseguenza nessuna compassione o pietà per le famiglie di tutti quei corpi che per mano mia giacciono sotto metri di terra o sul fondo dell’oceano.
Mi sono sempre piaciuti i “conquistadores”, se fossi vissuto a quel tempo probabilmente ora da qualche parte in Europa, una coppia di turisti starebbe limonando ai piedi di una statua intitolata a me ed alla compagnia di spietati di cui avrei fatto parte.
È forse questo un mondo giusto?
La superbia non è un peccato univoco, devi solo scegliere da che parte stare, tra poco friggerò perché un gruppo di altre persone ha deciso di prevalere su di me. Il principio è fondamentalmente lo stesso solo che in questo caso essere superbi ha uno scopo condiviso e buono. La gente paga le tasse e si divide la responsabilità cosi che nessuno si senta eccessivamente schiacciato dalla colpa di aver ucciso un uomo, ma possa continuare a sorseggiare il caffè proprio mentre legge il necrologico per sentirsi più sicuro.
Il mio flusso di pensieri si interrompe e mi accorgo di essere già legato per i polsi mentre delle gocce d’acqua scivolano dalle tempie.
Un prete mi domanda:”Le tue ultime parole figliolo?”
Io rispondo “Voglio rinascere conquistador”