Dacci il nostro pane quotidiano

Me lo ripetevano spesso / “Sei buono come il pane” dicevano / “Proprio un pezzo di pane” / Io li odiavo. Lo sapevo che mi compativano. / Se solo avessi avuto le palle di dire pane al pane e vino al vino… / Gliel’avrei fatta vedere io a quei fessi! / Poi quando ho dovuto guadagnarmi il pane col sudore della fronte / Le cose non sono migliorate affatto / Portavo a casa il pane a mia moglie / Una sgualdrinaccia del peggior  tipo / Nessuno ha mai capito quale perverso meccanismo / Mi spingesse a sopportare le sue crudeltà. / Il mio migliore amico mi diceva spesso / “Devi rendere / pan per focaccia a quella troia” / Eravamo  come pane e cacio io e lui / Ma io non riuscivo, non potevo, avevo paura della solitudine / Perché si sa che non di solo pane vive l’uomo / Avrei  dovuto sbatterla in mezzo a una strada / Era lì che doveva stare / Volevo che si vendesse per un pezzo di pane / Avrei potuto lasciarle un po di pane e acqua fuori dall’uscio / Ma invece continuava a levarmi il pane dalla bocca / Senza fare complimenti / Finchè un giorno che proprio non distinguevo il pane dai sassi / Tant’era la frustrazione / Vidi il sangue che le scorreva dal petto / Andare via come il pane / E siccome se non è zuppa è pan bagnato / Avevo capito che ormai avevo le mani in pasta: / L’avevo ammazzata / E tanta fu la soddisfazione che decisi di continuare a / Mangiare pane a tradimento / Ammazzando tutti quelli che in tutta la mia / Miserabile vita mi avevano giudicato e ferito / Sputando sulla mia presunta bontà / “La cattiveria non è pane per i tuoi denti” dicevano.

di Gaia Sartore