Editoriale

Non ho mai pensato che il tempo fosse dalla mia parte, di conseguenza mi sono trovato a inseguire minuti, ore e ad avere il rimpianto di non averli trascorsi adeguatamente. Non credo sia un male solo mio: è una situazione che ci siamo trovati ad affrontare tutti da quando abbiamo smesso di contare gli anni. Eravamo in grado di aspettare l’arrivo della primavera, avevamo la pazienza necessaria per ascoltare il futuro. Non c’erano quei fastidiosi orologi a muro Ikea da pochi euro, che emettono un ticchettio così forte da far sembrare ogni secondo una pugnalata che ci costringe a prendere decisioni in un attimo, decisioni che separano la vittoria dalla sconfitta. Ci troviamo ad affrontare la costruzione di un rapporto che cambia ogni due ore, a ogni messaggio, a ogni parola. A questo siamo ridotti: parole più che minuti.

Quante cose vengono dette quando si poteva rimanere zitti. Quante cose non dette quando si poteva e poi non si è potuto parlare più. Quante parole sprecate per assimilare innovazioni culturali, sociali, orecchie tese per l’essere umano in cerca di nuovi traguardi, in missione per distruggere la gabbia sociale autocostruita nel tempo; distruggerla per averne una di nuova. Non siamo in grado di accettare chi non è pronto ad un passo avanti.

Perché è il diritto a gestire il nostro tempo come più ci piace che ci rende liberi. Liberi di evolvere i ritmi consolidati delle otto ore, evoluzione che non siamo in grado di desiderare, evoluzione che ci stanno imponendo. Perché è nella ripetizione dei ritmi che troviamo l’equilibrio. Nella gabbia che ci costruiamo troviamo la serenità, pensando che un giorno riusciremo ad evadere verso un’altra.

Io continuo a vivere il tempo come se fosse l’unico valore che sono in grado di quantificare, perché il sole tramonta sempre, perché vorrei averne di più. Il tempo non è come il denaro, non è possibile arricchirsi di questo, anzi più ti impegni a guadagnarne e meno ne hai.

Un paradosso che non riusciamo a risolvere, unica soluzione: rimanere fermi, prendere tempo. Prendere tempo è così simile a perdere tempo. Vedere attorno a noi come tutto si muove, come le persone incastrano le proprie vite, immaginando un tempo futuro e inventando il tempo passato. Fino a che i ricordi si mescolino e perdano senso, andando furiosamente fuori tempo. Non resta che fermarsi di nuovo e sorridere, per sempre.

(di Riccardo Alessandro Didonè)