GUANTONI ROSSI, NARCISO BLU

DJORDJO ALFA

Sono in mezzo al ring coi miei guantoni rossi alti a nascondere la testa. Li tengo su come se stessi coprendo con vergogna le stempiature che spietate mi affondano lo scalpo. Il buon Alessio è di fronte a me, severamente ma con pazienza cerca di dare un senso a questa recita. Io muovo le braccia sostanzialmente a vanvera e temo i contrattacchi, perché Alessio ha un fisico di roccia e mena senza impietosirsi. Con l’ultimo sinistro ho quasi beccato un orecchio ma me ne pento subito perché lascio le costole scoperte, Ale lo nota e ne approfitta. Colpito, non respiro. Passo gli ultimi venti secondi alle corde cercando di evitare una grandine di cazzotti. Sento il mio corpo rifiutare qualsiasi direttiva, l’unica cosa che riesco a pensare è che ho le braccia in fiamme. Cerco di spiegare ad Ale che ho i muscoli che vanno a fuoco. “Non pensarci! Guardia alta!” Ma io mi sento un maratoneta che colpisce di petto il muro del trentesimo chilometro. Suona la campanella del time-out e io mi aggancio le corde con un ultimo soffio, respiro lentamente per qualche decina di secondi. Guardo gli altri fare pratica giù dal ring, un po’ sfocati. Hanno cinque/sei anni meno di me e si tirano già delle mazzate pazzesche come se fossero manciate di coriandoli. Una parte di me li invidia. L’altra parte di me… si sente speciale. Io sono nato sensibile e vibro per molto meno, figuratevi per un montante alle costole. Venendo qua mi sento l’eroe tragico che sfida i suoi limiti, loro invece sono le menti semplici e fanno parte della scenografia. Questa è l’unica ragione che mi frena dal mollare dopo alcune settimane di lividi. Chissà se Alessio legge dei bei romanzi oltre che la Gazzetta dello Sport. Chissà che musica ha sull’iPod. Magari è pieno, che ne so, di quella robaccia che passano in radio l’estate. Mi sono un po’ consolato, ma pensare di girarmi e riprendere l’allenamento mi fa venire i conati, quindi scendo allo scoccare del terzo round. Alessio blatera qualcosa sul ‘no pain no gain’ ma io sono già giù. Poco dopo siamo in spogliatoio e io mi vivo, imbarazzato, la consapevolezza di essere comunque un pessimo allievo.
– Ehi Ale, scusa per prima eh… sono la solita pigna in culo.
– Ma figurati Vincè…
– È che questa per me è un po’ una sfida personale. Sai che sul ring non sono mai troppo a mio agio…
– Capisco, non ti preoccupare non c’è bisogno ch…
– …so che è magari è un po’ frustrante per te insegnare a chi non è sul pezzo, ma sono curioso di vedere quanto reggo. È come se tu ti mettessi, che ne so, a studiare letteratura russa: magari non sei proprio un asso però lentamente e con costanza…
– Guarda che ho una laurea in lettere.
– Ah.
– Non lo sapevi? Ho anche scritto una tesi sul realismo fantastico bulgakoviano.
– Meraviglioso.
– Però sai, l’accademia non faceva per me. Si credono ‘stocazzo
– Giusto, lo penso anche io.
– Allora a venerdì?
– A venerdì, ciao Ale.
Esco dalla palestra mentre mi massaggio la costola, siccome il mio ego è troppo in fondo e quello a tastarlo non arrivo.