Il Cerchio Si Chiude

I flash la fulminavano ogni volta che mangiava. Le accadeva in particolar modo con i dolci. Premeva la lingua sul palato per frantumarli, la salivazione aumentava. Al momento della deglutizione, una spinta dallo stomaco verso l’interno del corpo e davanti agli occhi si accendevano le immagini in frangenti minimali, ma così vividi da incatenarle il respiro nel petto. Si rivedeva in quelle notti, in cui restava vestita quasi del tutto, levando lentamente e in modo rituale soltanto l’orologio e gli orecchini.  Per il resto non c’ era tempo,veniva sconvolta e strattonata verso l’altro corpo che la inglobava completamente. Le bocche vive e piene di affanno, le mani decise, gli sguardi sfuggenti, i corpi forti e carichi di tensione. Nello stesso letto a lume fioco ogni tanto mangiavano qualcosa. Lei sedeva sotto le coperte, restavano vicini mentre scartavano una focaccia morbida e dolce, e qualche biscotto. Erano in due: diversi, distanti, doloranti ognuno per sé, ma da quel letto saliva sempre un certo calore. Che fosse per lo spasmo dei corpi elettrici o per il convivio notturno, non era dato sapere, le cose si confondevano. Lei, masticando piano, teneva l’indice della mano appoggiato al labbro superiore, i capelli confusi e i volti stravolti; gli occhi stavolta si guardavano. Dalle bocche che, fino a poco prima erano come morse voraci, spuntavano nettarini due sorrisi di focaccia (complici? D’affetto forse?). E poi risa e qualche parola. In quel momento lei poteva solo pensare: “Avere la bocca è un lusso. Tutto le passa attraverso per essere assaporato e, infine, restare: il dolce, il salato, la parola, il calore del cibo , il contatto dei corpi, tutto ciò che ci nutre si confonde qui e il cerchio si chiude.”