Indovina cosa c’è a colazione

Cosa accade mentre si dorme? Non si ha coscienza d’esistere. Con solerzia lavora, il sonno, forte del suo essere necessario si ribadisce al capezzale e da sadico infierisce su ogni muro erto dall’arbitrio. Libera i mostri rinchiusi all’interno, e spiana il fossato alle bestie esterne alla cinta.
Il sonno è quieto, perché non aspetta mai invano. È falce fatale, come il destino. Quasi me li vedo in coppia, due vecchi dallo sguardo complice. Mentre il sonno ci tiene a bada il destino prende le redini dell’intenzione. E la realtà accade. Come una qualunque catastrofe solo al suo termine ci è dato sapere.

Sono qui, seduta a questo tavolo che corre lungo tutta la stanza. Cosa mi hanno fatto? Non lo so. Tra le loro risa e i loro sghignazzi sguaiati raccolgo allusioni che mi fanno intendere di essere io l’oggetto del loro scherno. Come ho procurato loro tanto divertimento? Lo intuisco negli atti esagerati che mimano, narrano ciò di cui io non ero partecipe, ma di cui ero protagonista.
E anche adesso, di queste risa, io non ne sono parte. Ma è proprio dal mio stare tra loro che scaturisce lo starnazzare di questi slogati, estranei ghigni. Il loro rimbombo tra le pareti mescola i suoni, e questa somma di echi rende irreale la scena, quasi fosse un sogno in veglia. Un sogno senza sonno, che mi lascia stranita.
Alzo lo sguardo. Ho una ragazza di fronte. E’ seduta. Un ragazzo la avvicina, lei si scosta i capelli castani e accoglie con l’orecchio carino il bisbiglio del gongolante cascamorto. Mi fissano i suoi tondi occhi. Non rispondo alla loro attenzione, arrivo solo a cincischiare sulla sua bocca fine, il naso elegante, il piccolo neo tra la narice e il labbro che le vezzeggia il volto. Ora io e lei sappiamo cosa è successo. I suoi occhi sciocchi si tingono di disgusto. Lo vedo dalle labbra fattesi sottili come lame, dai solchi colmi di schifo che giganteggiano sul suo mondano neo.
Mentre dormivo uno sfacciato ha strusciato il pisello sulla mia bocca, così, forse per ridere o per sentirsi grande. La sessualità per certi maschi cresce e s’ammoscia nel membro che portano appresso. È violenza? Se anche fosse è come se non mi riguardasse.
Sono seduta ad un tavolo, e mentre faccio colazione una ragazza vomita il suo disprezzo sul mio piatto. Ad ogni boccone che ingoio sento in bocca il sapore aspro del cazzo. È violenza? Sì; ed io la sento mentre su di me si consuma.

(di Edoardo Dalla Mutta)