La strada ferrata

La strada ferrata corre sotto le ruote del treno che corre sulla strada ferrata che corre.
Che corre che corre.
Che corre che corre.
Che corre che corre.
Gli scossoni mi tengono sveglio ma voglio che gli occhi rimangano chiusi. Nell’odore del freddo e del fumo ripenso al ricordo della dolce Torino.
E’ bella Torino quando è primavera.
Forse non più né meno di qualsiasi altra città nel fiorire di maggio. Firenze e Roma devono essere lo stesso, immagino. Ponte Vecchio, la fontana di Trevi.
Eppure è a Torino che penso.
Gli origami azzurri del cielo tra gli squarci degli alti cortili, l’odore di risate, la freschezza delle ragazze, le nuvole impigliate come cenci alla Mole.
Le acque danno senso ai ponti e la lontananza ai ricordi.
L’odore di minestra in casa la sera e la piega del polso di mia madre. Sono cose che non mi aspettavo di ricordare. E’ sorprendente quello che l’occhio registra e la memoria rilascia.
I ricordi sono solo scambi chimici. Stimoli, pulsioni. Potremmo quasi dire che i ricordi in fondo non esistono. Anzi, a ben vedere tutto l’intero eterno passato non esiste. Siamo noi, ora, e qui. Su questo treno che corre sulla strada ferrata che corre.
Che corre che corre.
Che corre che corre.
Una serie di presenti che si rinnovano ogni momento e con loro ogni momento rinasciamo, rigenerati da noi stessi con la percezione di ricordi che non sono altro che scambi chimici di stimoli e pulsioni. Potrebbero non essere veri. Potrebbero esserci stati iniettati un istante appena prima che questo momento presente esistesse e facesse di noi esseri che sono. Esseri che siamo.
Torino. L’aria è fredda e qualche fiocco di neve entra nel vagone. A Torino starà nevicando?
Fra poche settimane sarà primavera, ma sperduto in questo viaggio la primavera pare lontana da venire.
Un paesaggio orizzontale, bianco di cielo e di terra. A volte appena un filo scuro di rami si alza verticale in preghiera. Ed è tutto quello che dà movimento a questo immoto viaggiare senza sosta. Le teste dei miei compagni che ciondolano. L’orizzonte che non si muove. Io che tengo gli occhi chiusi e mi sforzo di ricordare. Non il passato che non so se sia mai esistito, ma il presente.
E’ importante ricordare per non essere cancellati.
Ricordare chi sono, ricordare chi siamo.
Ricordare il mio nome.
Primo Levi.
Ricordalo Primo, ricordalo. Ricordalo. Ricordalo, ricordalo, ricordalo, ricordalo, ricordalo, ricordalo, che corre, ricordalo, che corre, ricordalo, che corre, ricordalo, che corre.
Che corre che corre.
Che corre che corre.
Che corre che corre.

di Francesco Scarrone