M'(il)luminol di mestruo

La misoginia, per quanto condannabile, si erge ancora granitica all’interno del sistema di valori che caratterizzano molte società occidentali. Si cela dietro molti dei nostri comportamenti, è come le tracce di sangue pulite dall’assassino sulla scena di un crimine: non le vedi ad occhio nudo, bisogna scoprirle col Luminol. Molto spesso a svolgere concretamente la funzione del Luminol sono le donne con cui ci relazioniamo durante la nostra esistenza, comprensibilmente, solo loro hanno gli strumenti per evidenziare i bug di un contesto sociale diffuso nel quale si accetta tacitamente la disuguaglianza sostanziale tra sessi. Lo stesso parlare di queste problematiche da parte di un uomo, così come sto facendo ora, potrebbe risultare capzioso, presuntuoso e rimarcare velatamente una presunta superiorità del maschio che cerca di avocarsi anche il diritto assoluto di pontificare sulla dicotomia misoginia-femminismo.

Quello che vorrei dire è soltanto che per rendersi conto dell’effettiva disparità di condizioni di trattamento tra uomini e donne è necessario trovare in una donna, o in più donne, nel corso della propria vita un punto di riferimento e di confronto attraverso un unico strumento: il dialogo. Per la redazione di questi articoli ci è stato chiesto di donne che ispirano le nostre azioni, la donna che sta influenzando di più il mio presente e a cui devo la correzione di alcuni miei punti di vista sbagliati e misogini è la mia a amica nonché attuale coinquilina: Rachele. Forse le sue gesta non hanno ancora e probabilmente non avranno particolare influenza a livello sociale o politico ma il suo merito risiede proprio nell’esercitare una sorta di opera di sensibilizzazione verso chi le sta intorno, non intenzionalmente ma attraverso l’affinità che si riscontra tra i suoi discorsi e il modo in cui li mette in pratica. Concretezza, coerenza e semplicità sono il Luminol col quale mette in evidenza l’irragionevolezza subdola della posizione di inferiorità sociale della donna. Certamente la sua figura non sarà affascinante come quella di Silvia Federici o di Frida Khalo, ma posso dire che se sto iniziando a capire qualcosa sull’universo femminile lo devo in gran parte a lei.