Movie Pill | Superstizioni

Almeno la sfiga in questo mondo è democratica.
Puoi essere bello ricco e famoso, un dungeon master o il più “giusto” ma stai sicuro che se l’ultimo snobbi la mutanda rossa e non fai l’amore ti aspetta un anno di magra.
Prescelti o comuni mortali insomma, tutti si toccano quando un gatto nero attraversa la strada e anche attori e registi esorcizzano la jella. Scoprite come con Movie Pill!

“Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male”, diceva Eduardo De Filippo quindi preveniamo! Tocchiamoci e “baptizziamoci” contro il malocchio con il grande Lino Banfi in Occhio malocchio prezzemolo e finocchio (Sergio Martino, 1983).

Già, perchè prima di sputtanarsi con nonno Libero l’attore barese è stato una pietra miliare della commedia trash anni ’80. Impossibile non ricordarlo in L’allenatore nel pallone (Sergio Martino, 1984) nei panni del memorabile Oronzo Canà o quando tra un gesto scaramantico e l’altro fa 13 alla schedina e diventa miliardario in Al bar dello sport (Francesco Massaro, 1983).

Quello si che è stato un periodo d’oro per il cinema italiano. Gli anni del Pierino di Alvaro Vitali delle palpatine sexy di Jerry Calà e dei coca-party di Ezio Greggio e ancora prima gli anni di “Er Monnezza”, il romano de Roma per eccellenza che in La banda del gobbo (Umberto Lenzi, 1973) ci regala, nel finale, un’interessante riflessione sul rapporto tra fortuna e sfortuna. Senza “spoilerare” eccovi un frammento del film: la scena della rapina con tanto di scazzottata e fumogeni.
http://www.youtube.com/watch?v=Wn-gfCXxjM4

Complice la voglia di ridere dell’italiano medio, la sua esigenza di esorcizzare la sfiga (l’Italia esce storicamente da un periodo buio e “di piombo”) e il suo simpatizzare per le porno-infermiere porta al successo di alcune pellicole di serie B low-budget diventate negli anni veri e propri stracult.
Visto che siamo in tema, Movie Pill (anche se con la superstizione c’entra poco) vuole fare un regalo a tutti gli estimatori della Trash Culture.

Sbabbari e Abatantuono a parte, il mondo vip è pieno di attori e registi scaramantici. Il più noto è forse Alfred Hitchcock. Il grande maestro della suspense, infatti, era solito recitare piccole parti all’interno dei suoi film e nel libro-intervista “Il cinema secondo Hitchcock” svela a Francois Truffaut come questa pratica all’inizio fosse “strettamente funzionale, perchè bisognava riempire lo schermo. Più tardi è diventata una superstizione”.
Ecco una galleria dei suoi più famosi camei:

Anche il regista John Cassavetes (“Gloria – una notte d’estate”, Leone d’oro a Venezia nel 1980 e “Love Streams”, Orso d’oro 1983) sembra essere stato molto superstizioso. Si vocifera infatti che si sia sempre rifiutato di presentarsi ai numerosi festival e alle premiazioni cui ha partecipato in compagnia del suo amico e attore prediletto Seymour Cassel.

Parlando di gossip spicciolo invece si dice che Cameron Diaz si protegga dalla cattiva sorte con pendenti e amuleti di legno di faggio che porta sempre con sè, che la Dandini tenga un gobbo in borsa e sparga kili di sale nello studio di “Parla con me” e che Cate Blanchet conservi sopra il camino come portafortuna le orecchie da elfo portafortuna che indossò nella trilogia de “Il Signore degli anelli”.
Innumerevoli sono le pellicole che al loro interno, o dal titolo stesso (la saga dei “Venerdì 13”, “Black cat” di Lucio Fulci, sono solo alcuni esempi), fanno riferimento alla superstizione perchè, a ben pensarci, questo sostantivo è declinabile in svariate e differenti accezioni che anche nel cinema assumono forme e portate diverse.
L’essere superstiziosi in fondo è insito nell’uomo e di conseguenza nei prodotti artistici di cui esso è artefice, sta poi a ognuno di noi darci peso o fregarsene!

(Micol Lorenzato)