Music Pill | Superstizioni

Il prossimo venerdì 17 farà la sua comparsa solo a maggio 2013, Maya permettendo. Se però prima di allora la iella vi si dovesse manifestare mandando a monte i vostri piani di vita non disperate. Fate un bel respiro, rimboccatevi le maniche e vedrete che le cose prenderanno il verso giusto. Mentre vi leccate le ferite però, ascoltatevi questa manciata di brani certificati antisfiga. Non si sa mai.

Kills – Superstition
(Keep On Your Mean Side, 2004)

Un giro di chitarra color petrolio introduce la voce sinuosa e sensuale di VV, una specie di PJ Harvey con un doposbornia da chilo. La ripetitività si fa ossessiva reiterazione di una cruda presa di coscienza, la constatazione che la modernità stessa non è altro che, in ultima istanza, superstizione. E allora suonare un blues rock granitico, vecchia scuola, un po’ lo-fi, diviene autentico atto di ribellione da parte di chi, come il duo in questione, crede solo a quel che vede (sente).

Social Distortion – Bad Luck
(Somewhere Between Heaven and Hell, 1992)

“Aiutati che Dio ti aiuta”. Potrebbe essere riassunto così il messaggio (laicissimo) di questa poesia metropolitana firmata Mike Ness. Vivere nel rimorso, spalle al futuro e mente al passato è la miglior maniera che abbiamo per attirare a noi ogni tipo di sventura . La paura di fallire è, più di ogni altra cosa, la ragione principale dei nostri fallimenti. Vale quindi la pena di alzare la testa, uscire di casa, dare un’altra agitata di dadi e vedere che numero viene fuori. Potrebbe essere la volta buona.

Lynyrd Skynryd – Good Luck, Bad Luck
(Endangered Species, 1994)

Lontani, lontanissimi dalla dolce casa Alabama, i Lynyrd Skynryd di fine anni novanta non saranno forse la pi・originale delle band. Ma cosa chiedere di pi・dal loro southern rock, che puzza di stivali e polvere? Niente, appunto. Tanto vale ascoltarsi questa bella considerazione sulla dualit・della vita, su ci・che di buono e di sbagliato ci lasciamo alle spalle. Il colpo di coda di un vecchio leone del rock.

Jeff Beck Group – I Ain’t Supersticious
(Truth, 1968)
http://www.youtube.com/watch?v=b1u4-nzxKU4
Mister Geoffrey Arnold Beck, per gli amici Jeff, è un tipo che la fortuna se la fa da solo. Uomo tutto d’un pezzo, chitarrista virtuoso, aveva si e no vent’anni quando sostituiva tale Eric Clapton andando a suonare insieme ad uno sconosciuto Jimmy Page. Da lì spiccò il volo, dando l’avvio ad una carriera stupefacente (cough cough) che lo ha portato ad approdare negli angoli più reconditi della musica statunitense. Al suo compleanno, non regalategli un portafortuna.

Homer J. Simpson – Born Under a Bad Sign
(The Simpsons Sing The Blues, 1990)
http://www.youtube.com/watch?v=yJ48efuV5cM
Qualcuno dice che l’astrologia sia una scienza, qualcun’altro che sia solo una stupida superstizione. Ma nascere sotto una particolare congiuntura astrale può davvero portarci sfiga per il resto della nostra vita? Sembra esserne stato convinto William Bell, paroliere di questo classicone del blues di cui non si contano le versioni e che è un vero proprio inno degli sfigati di tutto il mondo. Poteva dunque mancare un’interpretazione del capofila della categoria, alias Homer J. Simpson?
If it wasn’t for bad luck/I wouldn’t have no luck at all

Stray Cats – Lucky Charm (Oh Wee Suzy)
http://www.youtube.com/watch?v=K3z74o6Qp7g
Siamo sinceri: cosa se ne fa uno di trifogli, ferri di cavallo, toccate di palle e quant’altro quando l’unico amuleto in grado di scacciare la iella ha due gambe da brivido, delle curve che fanno girare la testa e due occhioni da cerbiatto? Con una Suzy nel letto come quella di cui cantano i rockers di Long Island, le giornate storte saranno solo un brutto ricordo. Almeno per i primi mesi.

PJ Harvey – Good Fortune
(Stories from the City, Stories from the Sea, 2000)

Perché a volte capita. Passeggiando all’alba, stanchi per la lunga nottata attraversiamo il quartiere degradato di turno. Mani in tasca, testa imberrettata e ancora un po’ alticci per la serata ci scopriamo a parlare di viaggi nel tempo e improvvisare balletti improbabili assieme all’unica persona che vorremmo con noi in quel momento. E ci si sente bene, fortunati, appagati. Una volta tanto, nel posto giusto al momento giusto. Perché a volte capita.

Buzzcocks – Something Goes Wrong Again
(Singles Going Steady, 1979)

Ti svegli. Scendi dal letto e trovi solo un calzino spaiato. Provi a farti la barba, ti tagli col rasoio. Fai colazione e bruci tutto. La giornata è una di quelle che si preannunciano difficili, che fare allora? Pete Shilley c’ha scritto una canzone per i suoi Buzzcocks, band senza la quale i Green Day sarebbero ancora a farsi le canne al parchetto. Provate a fare di meglio, se ci riuscite.

Modest Mouse – Shit Luck
(The Lonesome, Crowded West, 1997)

Poche note, pochissime parole e ancor meno fronzoli. Questo assalto da parte dei Modest Mouse ne incanala tutta la rabbia e la frustrazione per un sabba post punk esorcizzante, dove si schiantano gli aerei, affondano le navi e crollano i palazzi. Uno sputo in un occhio in faccia alla di cattiva sorte.

Primus – Is it Luck?
(Sailing the Seas of Cheese, 1991)
http://www.youtube.com/watch?v=3hknAzCRdjg
Il virtuoso Les Claypool, bassista di una delle più imprevedibili, originali e folgorate band dei favolosi anni novanta, è il protagonista assoluto di questa schizofrenica interrogazione sul senso delle cose e sul perché avvengono. Sarà mica che se siamo qua ora, col nostro bel laptop a poter scrivere su un social network quanto ci siamo sbronzati l’altra sera, sia solo per una enorme, immensa botta di culo?

Stevie Wonder – Superstition
(Talking Book, 1972)

A concludere nel migliore dei modi la nostra compilation anti-iella, il brano che lanciò “Meraviglia” Wonder in vetta alle classifiche di mezzo mondo. Un’irresistibile mix di funky, soul e r&b dove il tipico sound della Motown si mescola alla perfezione con l’istrionica personalità di un giovane Stevie. E c’è di tutto: vetri rotti, scale sotto cui non passare, il numero tredici e un ritornello che riassume tutto ciò che ci sia da dire sull’argomento.
When you believe in things that you don’t understand/ Then you suffer/Superstition, ain’t the way

(Marco Dalla Stella)