Nulla tra le mani

Corso Unione Sovietica, la F.I.A.T., la nebbia che copre la Mole. Martini rossi corretti Montenegro. I lunedì uguali ai martedì. La domenica a vedere i Granata, il tifo, i fumogeni, le risse. I mal di testa del sabato. I morti di eroina, i morti di cancro da smog. La borghesia che ci sovrasta. Gli operai che scioperano. Agnelli e la coca. E noi siamo qui. Qui a consumarci per meno di un milione al mese. Paga l’affitto, compra le sigaretta, gioca la schedina. Craxi unica voce di speranza. La crisi di governo, la crisi di Sigonella, Gheddafi e le bombe su Tripoli. E i problemi degli anni ’80 uguali a quelli dei ’70. Tutti a vedere Volonté al ricreatorio, la classe operai che non resuscita. La catena di montaggio, il montaggio di catena, la figa che non esiste. E nessuno che ci sta. E la noia, il consumismo, il comunismo, socialismo e barbarie, in mezzo fascisti e lotta di classe. Gli integralisti arabi, gli immigrati che ci rubano il lavoro, il lavoro che non c’è, e i soldi che non ci sono e noi che non sappiamo cosa fare. Le partite a briscola al circolino, caffè espressi, e tram colmi di pendolari. Via Garibaldi e i negozi di moda. La gianduia nelle vene. L’aria sabauda, l’ex capitale, i Savoia e noi che non vogliamo tutto ciò. I monumenti a Cavour, la retorica dell’Unità d’Italia, i mille diventati 55 milioni di italiani. La Rai, il controllo sulle nostre menti e vite. Il vintage che torna in voga e noi con le converse e i jeans strappati. Il centro sociale, i concerti del sabato. Il punk che avanza come lo stato di disavanzo con la realtà. Lo sballo, le corse con la Uno, i Carabinieri con l’Alfa, e noi con la Uno. I posti di blocchi, i mitra spianati, le Brigate, le fughe nelle langhe tra vigne e tartufi. Diesel ai massimi storici, l’inflazione che non cala come la pasticca nella gola. Torino senza pace, Torino come Milano, come Berlino calibro 9. E l’ordine che non si trova, e la rivoluzione che non funziona, né col fuoco né con la pace, le radio libere in culo anche ai monopoli. Un raggio di sole di tanto in tanto e noi che stiamo malissimo ogni domenica alle 14 in curva Maratona. L’ennesima stagione di alti e bassi, l’ennesima stagione senza futuro e Lentini che non si sblocca. E noi che perdiamo la speranza. Sabato, giovedì, mercoledì, la storia di una storia di una storia. Di un vomito di un Cinzano rosso al concerto di una band anarchica. Tutti in cerca di riscatto, tutti in cerca d’altro. E noi nel mezzo a vivere il caos. La politica, la rinascita, la libertà, il femminismo, il disordine, le botte, i whisky, le Marlboro, retaggi del presente, del futuro, del passato. Lo schifo di uno schifo per uno schifo più schifoso. Torino non si sveglia, non si è mai svegliata. Qui come a Tripoli, Baghdad, Mosca, Palermo. Figli di un disagio collettivo, figli di una società che non s’evolve, che cementifica ogni nostra repulsione. E chi ancora ci crede, chi sempre odia, chi sempre detesta se stesso, noi stessi, noi contro loro, ma contro chi? Lunedì come martedì, corso Unione Sovietica, la F.I.A.T., la catena di montaggio, il montaggio della catena, la figa che non esiste; ieri il Torino ha perso, e noi qui con nulla tra le mani.