Onde

Un falò ardente, una scorta d’alcool e sei amici fidati seduti a pochi metri dal bagnasciuga. Stacca l’attenzione da ciò che stai vivendo, respira profondamente l’aria satura di salsedine al calar del sole, mantieni il respiro per un momento mentre chiudi gli occhi e in un attimo tutto diventa meno pesante, meno invadente. Percepisci i granelli di sabbia sotto di te spostarsi al tuo sedere, uno accanto all’altro come i tuoi pensieri. Fai nascere dal più profondo angolo della tua mente una nuova melodia da farti distendere ogni singolo muscolo ed ogni lobo del cervello. Il segreto per stare ad un passo dalla perfezione è nello staccare dai ritmi frenetici che la vita ormai ci ha imposto. Sta nel ridipingere un ricordo d’infanzia, di quelli spensierati e innocenti. Un ritaglio dal passato di quando i pensieri reali e maturi non avevano ancora inquinato la nostra fronte, come la mancanza di rispetto dell’umanità verso l’ambiente che lo accoglie lo porta ad inquinare le acque limpide del pianeta. Ognuno di noi è stato così innocente e liscio, incurante delle sorti della propria carne; pensavamo a tutt’altro. Certo, le onde del mare sono più interessanti del lamento di un vecchio, gemito emanato dalla sua pelle sgualcita. Ora una brezza leggera ti sfiora le orecchie e ti sussurra: ’Non ci pensare, non preoccuparti, c’è sempre tempo’ mentre le onde s’increspano appena prima di scontrarsi sugli scogli. Ogni ruga, ogni piaga, è come il conteggio del carcerato sul muro della cella, che conta i giorni passati, giorni presi in prestito dalla vita stessa. Svestiti della pelle raggrinzita che secondo dopo secondo decade sempre più, e vesti i panni di un gabbiano che sorvola la superficie dell’oceano, piatta e misteriosa quanto l’enigma del tempo. Solo silenzio attorno a te, come se una bolla ovattata ti avvolgesse. Questa calma tumultuosa rende la morte ben più lontana di quanto non lo sia.

(di Gianmaria Zambon)