Pathos

Karma. Boomerang, pietra miliare che ritorna ed ammazza, vibrante frammento passivo che inchioda la colpa, daltonica visione d’epoche passate che muta sé stessa in presente vivido, spillo che trafigge cornee marmoree, occhi che sanguinano. E’ qui, di fronte a te. Acido che scioglie, meticolosamente, ferro ossidato da atti impuri, arranca, bradipo ma eterno, solidificandosi lichene, rendendo cenere le tue ossa, spazzate via da plumbee brezze. Schiocca, spezzandoti, deglutendo la vita, l’esistenza, la tua generazione di menti vacanti, laringi secche e glottidi strozzate, incapaci di sentire, percepire, stringere, carezzare, appoggiando nuda anima sulla pelle altrui. Empatia è morta, o meglio, l’han sepolta viva finchè si sgolava nella bara, stroboscopico il dolore le dilaniava le pupille, chi ha afferrato le urla fu solo il sottosuolo. Terra e pietra madre che assorbono radiazioni disperate, rigurgitano magmatiche odio represso, che crepa dopo duna, si manifesta in nuove alture, sopra le quali nuovissime suole vulcanizzate sostano mondane. Nessuno pensa a scavare, a disossare, a sradicare, occupati a pattinare su spessi strati di riviste patinate, scivolando sciolti, lisci come l’olio. Finche qualcuno urla, al di sotto dei tuoi piedi, l’universo intero crepita attorno ad un tubo catodico. Elettrica superficialità stordita, attrae leggiadra, ed è facile succhiarne il miele. Ed intanto, qui sotto, il soffitto sbatte.

(di Nathalie Antonello)