Solo come un drago

Capisci di essere solo quando inizi a sentire la necessità di giustificare a te stesso intere giornate di sole estivo spaccapietre, passate tentando di battere il drago del settimo livello. Ti dici che forse dovresti uscire, vedere gente, instaurare relazioni reali. Ecco che la mente parte per la tangente e, pescando a casaccio tasselli dal cassetto delle possibilità, anima un intero mondo che pulsa, ma solo dentro la tua scatola cranica. Quindi la Cerebro TV (tubo simil-catodico che ci permette di montare e proiettare i nostri pensieri in modo da poterne fruire in modo più efficace) inizia a trasmettere: l’incontro perfetto, naturalmente privo d’imbarazzo, con la ragazza perfetta, creata con la ricetta perfetta: due parti di modella, una parte di nerd e rock ‘n’ roll quanto basta.
Allora un banner appare sullo schermo mentale ricordandoti che una tipa del genere rientra già nella tua cerchia di semi-conoscenze. Solitamente l’apparizione del banner è accompagnata da una botta di epinefrina che ti fa dire: “Sì, posso farcela!” Pur in assenza totale di ragionamento e/o prove anche solo lontanamente razionali, decidi di volere e di potere avere una ragazza. Si, la voglio. Voglio trascendere il limite dell’umiliazione, sacrificando il mio stesso amor proprio pur di raggiungere lo status di “impegnato”; voglio le uscite a quattro e voglio i litigi che fanno aumentare la passione; voglio conoscere le sue amiche e ingurgitare il mio orgoglio pur di non urtare la loro labile sensibilità. Poi voglio sposarmi, voglio la Yoko Ono che mi porti via dai miei Beatles; voglio il mutuo da pagare ed il conto in banca condiviso; voglio i silenzi a tavola interrotti solo dal rumore delle posate contro i piatti; voglio baciare l’amante con le stesse labbra con cui bacio i miei figli. E fanculo James Dean e la filosofia del “live fast, die young”, voglio morire a cent’anni e condividere una buca nel terreno con la persona con cui ho condiviso più di sessant’anni della mia esistenza. Sì, sono convinto, voglio una fidanzata, una moglie e tutto il resto del pacchetto. Esci di casa, pronto a rivoltare il mondo pur di trovare lei, la prescelta. E la trovi, seduta su una panchina a leggere Kerouac. Le parole ti si aggrovigliano sulla punta della lingua che sembra attorcigliarsi su se stessa man mano che ti avvicini a lei, le farfalle che avevi nello stomaco si sono trasmutate in colibrì, ma sei convinto e tanto basta. Sì, la voglio. Quando arrivi a una decina di metri dalla meta scorgi con la coda dell’occhio le sue amiche che arrivano chiamandola per nome, improvvisamente ti accorgi del fossato presidiato da alligatori che si è creato fra te e lei. L’effetto dell’epinefrina, accompagnato dalla mascolinità improvvisa che aveva provocato, viene sospinto lontano dal vento dell’incertezza, verso qualcuno di più fortunato.
Vabbè, ci saranno altre occasioni, tanto dovevo comunque tornare a casa, il drago del settimo livello mica si sconfigge da solo.

(di Andrea Tombolato)