Treads

Sono in piedi, nel nulla che conosco da sempre e che mai ho conosciuto, perso in un universo di grigio e azzurro, in un cielo colmo di nubi soffocanti, che mi circondano, mi penetrano nel naso, mi lambiscono la pelle e me la coprono di gocce traslucide.
Sono legato a questo posto, fissato saldamente con i piedi al suo terreno, sono parte del vento che lo percorre, sempre.
Infiniti fili, sottili e bianchi, si dipartono dalle mie dita, dai miei occhi, da ogni cellula del mio corpo, e mi collegano a tutte le persone che ho incontrato lungo la strada, che ho visto di sfuggita in un bar, che ho intravisto con la coda dell’occhio mentre mi passavano accanto.
Ricordo ogni volto, ogni smorfia, ogni sorriso, ogni loro espressione che fugacemente mi ha sfiorato lo sguardo, e che si è impressa in me.
I fili sono tesi, ognuno vibra secondo il vento a una frequenza diversa, ognuno ha un suo suono, diverso, unico, grave o acuto, lento o cadenzato, ma mai uguale ad un altro.
Stendo le dita, sentendomi colmo di peso, pieno di potere e di nero, mentre sposto lievi frammenti di esistenza con ogni parola che pronuncio, con ogni azione che compio, con ogni cammino che interseco.
Ogni filo è una vita, e ogni vita è un filo, leggero, effimero, ma che non si stacca mai da me, non mi lascia libero di giorno, durante la notte, mai.
Sono legato ad ognuno di loro, ed ognuno di loro è legato a me.
Io posso cambiare la loro esistenza, ma loro non possono cambiare la mia, perchè io sono la fonte dei legami, la base del filo, colui che ne impugna l’estremità, e ne guida il percorso.
Tiro, e qualcosa cambia.
Allento, e tutto si modifica.
Muovo i fili come un burattinaio, con ogni movimento del corpo sposto un attimo nel mondo, un sorriso di una donna, un battito di ciglia.
Tiro, e i fili mi serrano nella loro morsa, mi penetrano nella pelle, mi circondano il cuore, lo stringono e mi fanno male, senza lacerarmi mai, lasciandomi vivo, ma morto, legato, ma libero.
Sanguino, e il mio sangue nero cambia ciò che voglio, ma ogni taglio è più doloroso, e ogni cicatrice fatica sempre più a richiudersi.
Non posso tagliare i fili, ma loro tagliano me, a fondo, lasciandomi qui, tra cielo e aria, a vivere e a cambiare le vita degli altri, a pesare ogni frazione di tempo, per evitare il sangue, per creare una piccola goccia di splendore che scenda lungo ogni filo, e che sia consegnata alla morte, quando finalmente esso sarà spezzato.