Una vita con il camice

Anche oggi metto il mio camice e parto. Controllo che nella notte tutto sia andato come mi aspettavo e mi metto al lavoro. Faccio mille calcoli, ipotesi, e poi le metto in pratica. Voglio creare qualcosa per cui la gente si possa ricordare di me, voglio diventare ricco sfondato. Sono anni che lavoro a questo progetto, e ancora non sono riuscito nel mio intento. Continuo a cambiare la percentuale degli elementi che uso: il risultato è sempre un miscuglio di ossidi e allumino-silicati che rimane fluido, al contrario delle mie aspettative. Uno schifo insomma: avrà anche uno spettro diverso il mio composto, ma sempre inutile rimane.
Anche oggi metto il mio camice e parto. No aspetta, oggi non è un giorno come tutti gli altri, mi è stata assegnata una squadra di dottorandi, per aiutarmi nelle mie ricerche. Sì, certo, come se sapessero cosa vuol dire fare ricerca, sanno a malapena utilizzare un imbuto separatore.
Vabbè, una dottoranda è gnocca, non tutti i mali vengono per nuocere. Entriamo in laboratorio e dopo le presentazioni ci mettiamo all’opera: come volevasi dimostrare otteniamo la solita inutile miscela. Mi avvicino allora alla gnocca, Erica si chiama, e le dico di smaltire il prodotto e di lavare la vetreria assieme agli altri: questo le riesce bene.
Anche oggi metto il mio camice e parto. Abbiamo formulato una nuova reazione, i dottorandi si sono rivelati più utili del previsto. Anche questa volta, però, mando Erica a smaltire il prodotto. Giunta alla cappa contenente i boccioni per i rifiuti organici, si accorge che dalla beuta non esce niente. La nostra soluzione si è solidificata! Io e la mia equipe ci mettiamo subito al lavoro, vogliamo conoscere tutte le proprietà del nostro composto. Erica per sbaglio lo bagna; sbarriamo gli occhi, non per rabbia, ma per stupore. Il nostro composto se bagnato, diventa un legante. Dopo anni e anni ce l’ho fatta, ho scoperto un nuovo materiale. Ora dovevamo solo dargli un nome e scrivere pagine e pagine di relazione.
Anche oggi metto il mio camice e parto. Quando entro in laboratorio mi innamoro sempre di più. No, non sto parlando della gnocca, ma della chimica. È un mondo pieno di segreti, che può incutere timore, molti addirittura lo associano al male, alla morte. Tanti non ci sono mai stati in un laboratorio, e pensano esista solo nei film. Alcuni quando ci mettono piede stanno male e svengono; altri hanno paura di toccare ciò che li circonda. Ma per me no, per me è un mondo magico, che mi fa sentire vivo.

(di Federica Lunardi)