Vuoto AgBr

Guardavo le sue mani che le accarezzavano i capelli, il suo sorriso che le illuminava il viso, le guance che si arrossavano. Quanto avrei voluto essere al suo posto! Cosa sapeva quell’uomo di lei? Nemmeno la capiva, non quanto me per lo meno. I movimenti delle sue labbra, le sue emozioni più pure, sono folle sconosciute. Troppo vere ed intense per essere colte dagli altri. Ma non per me, non per un fotografo.
I suoi sguardi mi trapassano, i miei non trovano altra direzione. Devo imprimerle su questa carta, non possono rimanere negativi nel mio cuore. Le fotografo i capelli che volano via seguendo il vento, un’istante, cerco solo la sua luce. Assorto sognatore, io, solo nelle tenebre della camera oscura posso sentirla mia, così viva, così reale. Ora le mie dita si muovono sicure tra la proiezione del suo corpo. I minuti scorrono, immagini di lei appese ad un filo si accumulano, luci fioche, occasioni perse, per sempre impresse nella carta. Seguo la sua sagoma, sinuosa come dune di sabbia, lei, fiore in mezzo ad un deserto dove tutti vorrebbero coglierla. Una rosa piena di spine, ma che non mi spaventano, perché appese alle mie pareti, non possono pungermi. Come un rito, Il mio lavoro ricomincia, neppure l’odore dell’acido mi da più fastidio quando vedo lei.
Il mio sguardo da prima colomba si fa rapace. C’è qualcosa di diverso. Tento di dimenticare, tento di non soffermarmi su quegli sguardi che non mi appartengono e che la toccano. Se solo volessi, potrei cancellare quelle mani che le stringono i fianchi, perché non sono le mie. Cerco di abbandonare la rabbia, l’invidia mi ha già incatenato il cuore. Lui non la merita! L’ho già vissuto questo momento, perchè allora mi fa ancora così male?
La mia mano si blocca, non disegna più i suoi capelli. Ferma ed invalicabile, si interpone tra la carta vittima e la luce carnefice. Il rancore non si appoggerà mai su questa foto.
Uno spazio bianco ora rimane in quella foto, la possiedo ancora, non è come le altre. Un segreto che non potrò mai rivelare, quello sguardo talmente diverso, lo ricorderò per sempre, indelebile. Uno sguardo sconosciuto, immobile su quell’immenso vuoto, Cosa stava guardando con così tanto amore? Ormai non me lo ricordo più, ma immagino le mie mani che la stringono per riempire quell’enorme macchia bianca. Chi, se non io, avrebbe potuto colmare quell’antica mancanza e quell’espressione che rivendica quello che gli è stato sottratto. Ora sei solo mia, per sempre.