A Dirla Tutta

Sì, vedete, questa storia l’ho già raccontata un migliaio di volte. Rischia di diventare il mio tormentone, a dirla tutta.

Con il lavoro che svolgo, agente di commercio per la più importante azienda di distribuzione di sex toys del mercato europeo, ho a che fare con un sacco di gente strana. Strana per gli standard comuni, sia chiaro. Per molti, compreso il sottoscritto, è soltanto gente divertente o eccentrica. Me ne capitano di ogni. Di belle e di brutte, di cotte e di crude.

Capitò che una sera io e il mio socio, di cui non faccio il nome, fummo invitati da questa azienda giapponese molto aggressiva che voleva sfondare nel mondo delle palline Ben Wa. Sapete cosa sono, vero? Due sfere legate a una cordicella. Le pulzelle se le infilano dentro e il gioco è fatto. Pensa a tutto la forza d’attrito. O quella di gravità. O entrambe, che ne so. I giapponesi le chiamano “rin no tama”, campanelline tintinnanti, ma non mi è mai capitato di sentire nessun rintocco, a dirla tutta.

Fatto sta che fummo invitati, io e il mio socio, a una cena di rappresentanza in un ristorante giapponese del centro. Mondanità più che affari, a dirla tutta.

L’ambiente era raffinato e sofisticato, volevano impressionarci, il loro obiettivo era sbaragliare la concorrenza.

Atmosfere soffuse, incensi profumati, nenie di sottofondo.

Io e il mio socio ci accomodammo sui cuscini aspettandoci le solite robe: sushi, sashimi, tempura, onigiri. Non ci sbagliammo.

Entrò la tavolata e c’era tutto: sushi, sashimi, tempura, onigiri. Serviti su una ragazza, però.

Era la prima volta che mi capitava di partecipare ad un Nyotaimori. Lo consideravo una specie di leggenda metropolitana. Dovetti ricredermi.

Furono distribuite delle scodelline e fummo invitati a servirci con le bacchette. Che quando lo si vede in un film sembra una cosa spassosa, ma dal vivo era un pizzico imbarazzante, a dirla tutta.

Raccolgo il nigiri sushi dall’ombelico o quello dal capezzolo?

Comunque l’aneddoto potrebbe terminare qua, e non sarebbe niente di speciale, ne convengo, se non fosse per il modo in cui ci servirono il dessert.

Il nostro dessert, mio e del mio socio, si trovava all’interno delle Ben Wa.

Una pallina a testa, a dirla tutta.