Al-Quds, 14:32

S’issano le bandiere sotto la grande tenda nel deserto, in alto si stagliano gli avidi cuori degli oligarchi. I palmi degli uomini si congiungono ritualmente quando il volto dell’Imperatore d’Occidente compare nel grande schermo posto al centro del palco. Il sangue del suo sangue calpesta la Terra Santa con la disinvoltura di un comandante sul campo di battaglia, dopo che la mattanza dei fanti ha già assicurato la vittoria.

Batte la lingua sul tamburo. Il Re ha parlato, le danze possono cominciare. Anche l’Imperatore d’Oriente celebra la vittoria della Pace. Una vittoria definitiva e senza possibilità d’appello, ottenuta grazie al decisivo contributo dei cannoni e del filo spinato. Non esistono mezze misure: chiunque tenterà di ostacolare l’inevitabile sarà spazzato via con la stessa ira di chi rase al suolo le mura di Gerico – non a caso, nome prescelto per i missili balistici a medio raggio in dotazione del popolo di Hashem.

Poco distante dalla grande tenda i giovani migliori della migliore delle razze difendono la civiltà in terra e il paradiso in cielo. Una pioggia di fuoco divampa sulle teste degli infedeli senza terra, senza futuro, senza missili. I cronisti di quel tempo li chiameranno scontri. Si può chiamare forse scontro l’abbattimento di un leone da parte del cacciatore?

Il muro è alto e ben protetto. La libertà e la pace trionfano sotto lo sguardo attento di Gesù da Nazareth, il Cristo che c’è chi dice sia morto sulla croce per i nostri peccati. Chi è senza peccato scagli la prima pietra, ma i poveri cristi non hanno quasi nemmeno più pietre da lanciare. E allora lanciano le bestemmie e le ingiurie, armano le fionde con le loro speranze disattese e i loro sogni infranti, confidano che uno di questi colpisca all’occhio un soldato provocandogli un lieve fastidio.

I droni volano, i sacerdoti gioiscono. l’oracolo si è finalmente realizzato. L’intelligenza ha vinto sull’oscurità, il futuro è già oggi e nessuno – d’ora in poi – oserà mettersi contro le bocche di fuoco guidate dalle parole dei cohanim. Il profeta è sceso in terra e ha assunto le sembianze di un’infermiera palestinese colpita al petto da un soldato israeliano che una volta, non molti anni prima, si era preso una cotta per una donna musulmana.